46E il Duca, che mi vide tanto atteso,
47 Disse: Dentro dai fuochi son gli spirti:1
48 Ciascun si fascia di quel ch’egli è inceso.
49Maestro mio, risposi, per udirti
50 Son io più certo; ma già m’era avviso2
51 Che così fosse, e già voleva dirti:
52Chi è in quel fuoco, che vien sì diviso
53 Di sopra, che par surger della pira,
54 Dov’Etiocle col fratel fu miso?3
55Rispuosemi: Là dentro si martira4
56 Ulisse e Diomede, e così insieme
57 Alla vendetta vanno, come all’ira:
58E dentro dalla lor fiamma si geme
59 L’aguato del caval, che fe la porta
60 Onde uscì de’ Romani il gentil seme.5
61Piangevisi entro l’arte, per che morta
62 Deidamia ancor si duol d’Achille,
63 E del Palladio pena vi si porta.
64S’ei posson dentro da quelle faville6
65 Parlar, diss’io, Maestro, assai ten prego7
66 E ripriego che il priego vaglia mille,8
67Che non mi facci dell’attender niego,
68 Fin che la fiamma cornuta qua vegna:
69 Vedi che del disio ver lei mi piego.
70Et elli a me: La tua preghiera è degna
71 Di molta loda, ond’io però l’accetto;
72 Ma fa che la tua lingua si sostegna.
- ↑ v. 47. C. M. dal fuoco
- ↑ v. 50. C. M. Sono più certo; ma già m’era viso
- ↑ v. 54. Miso; participio regolare dal perfetto misi, fu agli antichi molto famigliare, e già si truova in Ciullo d’Alcamo « Quante sono le schiantora Che m’ài mise allo core! ». Nella bassa latinità usavasi misus in vece di missus. E.
- ↑ v. 55. C. M. Rispuose a me:
- ↑ v. 60. C. M. uscìo
- ↑ v. 64. C. M. Se posson
- ↑ v. 65. C. M. ti prego
- ↑ v. 66. C. M. E riprego che il prego