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c o m m e n t o |
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pie e divenne faccia d’uomo, E di troppa materia che là venne; cioè alle tempie, Uscir li orecchi; cioè umani, dalle gote scempie; cioè semplici; cioè pur dalle gote e non d’altro: Ciò che non corse in dietro; della materia del muso, ei; cioè lo muso, si ritenne, Di quel soverchio; cioè che quivi rimase, fe naso alla faccia; che diventava umana, E le labbra ingrossò; questo dice, perchè il serpente l’à sottili, quanto convenne; ingrossare a labra 1 d’uomo. Quel che giacea; cioè l’uomo che diventava serpente, lo muso innanzi caccia; e stendelo come l’à il serpente, E li orecchi ritira per la testa; cioè dentro
nella testa, Come face le corna la lumaccia; fa comperazione che,
come la lumaca, o vero chiocciola, che nasce di limaccio d’acqua,
stende dalla testa sua due, che paiono corna e ritirale dentro; così
l’uomo, diventato serpente, ritirò li orecchi umani dentro dalla testa,
e rimasono li buchi, come al serpente: E la lingua, che avea unita e presta Prima a parlar; cioè l’uomo, si fende; e diventa forcuta, come dee essere quella del serpente, e la forcuta; cioè quella del serpente, Nell’altro si richiude; cioè nel serpente che diventa uomo, diventa unita, e il fummo resta; cioè non fumma più, nel serpente per la bocca che è diventato uomo 2 diventa unita; nell’uomo che è diventato serpente per la piaga. Due cose à finto l’autore essere cagione della trasmutazione; cioè lo ragguardare l’uno l’altro, e questo fu sposto di sopra; et ora cautamente dimostra che l’altra sia lo fummare e lo riscontrare del fummo. E per questo vuole dimostrare che l’oscurità dell’ignoranzia ch’è nelli uni e nelli altri, che si trasmutano al modo detto di sopra, s’accorda insieme ad offuscare lo intelletto delli uni e delli altri: imperò che l’uomo che si mette a furare, procede da poco sapere e da oscurità d’ignoranzia; e che l’uomo se
ne rimanga alcun tempo con la opera, ma non col pensieri, anche
procede da oscurità d’ignoranzia; e che li fummi si scontrino insieme, significa che pari oscurità d’ignoranzia è l’una e l’altra; che il
fummo resti, quando la trasmutazione è compiuta, e duri mentre
che si fa, significa che mentre che si 3 sta in quello pensieri, l’oscurità dell’ignoranzia accieca lo intelletto; e quando è compiuta la deliberazione, non s’affatica più lo pensieri sopra ciò; e così cessa l’accecare dell’intelletto e lo impacciare 4 che non discerna lo vero.
C. XXV — v. 136-144. In questi tre ternari l’autor nostro, compiuta la trasmutazione 5 delle sopradette due forme, confermala per li effetti, dicendo: L’anima; cioè di messer Buoso, ch’era fiera divenuta; cioè ch’era divenuta serpente, Sufolando; questo è atto propio
- ↑ C. M. alle labbra
- ↑ C. M. uomo nell’uomo
- ↑ Da-fa-a mentre che si - è correzione del Cod. M. E.
- ↑ C. M. lo compiacere che
- ↑ C. M. la trasformazione