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[v. 103-120] | c o m m e n t o | 655 |
finge che Alfeo uscisse del fiume e perseguitassela, ond’ella chiamò l’aiuto di Diana; et allora fu mutata dallo idio in fonte chiarissimo, e bellissimo, onde non potuto avere Aretusa, Alfeo dirizzò l’acque sue alla fonte d’Aretusa e mescololle con le sue, e fecesi uno fiume il quale, poi che fu mischiato, poco corso prese che fu absorto 1; cioè inghiottito dalla terra. E fingono li poeti che passi sotto il fondo del mare e passi in una isola che si chiamava Ortigia, e per altro nome Delo, e quivi ancora sia absorto 2; cioè inghiottito, dalla terra, e va per li meati della terra sotto il mare e riesce in Cicilia, e fa una 3 fonte che si chiama Aretusa; e però fa menzione l’autore nostro di questa mutazione, com’appare di sopra. Seguita lo testo: Chè se quello; Cadmo, in serpente; come detto è, e quella; cioè Aretusa, in fonte Converte poetando; come è mostrato, io; cioè Dante, non l’invidio; cioè Lucano ed Ovidio, perchè abbino fatte queste mostruose trasmutazioni: però ch’io l’ò fatte molto più mostruose di loro; et ecco che il dimostra: Chè due nature mai a fronte a fronte Non trasmutò; cioè in uno istante et in una trasmutazione nè Lucano, nè Ovidio, sì ch’amendue le forme; di quelle due nature, A cambiar lor materie fesson pronte; come ò mostrato io Dante nella detta trasmutazione di sopra narrata, et ancora seguita di sotto. Questa è fizione poetica, per mostrare l’allegoria che detta è: imperò che queste mutazioni sono impossibili, come appare alli uomini intendenti.
C. XXV — v. 103-120. In questi sei ternari l’autor nostro compie di narrare la detta trasformazione, ritornando alla detta materia, dicendo così: Insieme si rispuoser a tai norme; cioè a tali regole di mutamento l’uno all’altro; cioè l’uomo al serpente, e lo serpente all’uomo com’io dirò, Che il serpente la coda in forca fesse; facendo due gambe, E il ferito; cioè l’uomo, ristrinse insieme l’orme; cioè le pedate de’ piedi, e congiunse le gambe e fecene una coda di serpente, e però dice: Le gambe con le cosce; dell’uomo, seco stesse S’appiccar sì; cioè per sì fatto modo, che in poco; cioè in poco tempo, la giuntura Non facea segno alcun che si paresse: sì era congiunta e consolidata. Togliea la coda fessa; del serpente, che se ne facea due gambe, la figura; cioè umana, Che si perdeva là; cioè nell’uomo: imperò che le gambe con le cosce diventarono coda, e la sua pelle; cioè della coda del serpente, Si facea molle, perchè diventavan gambe umane, e quella di là; cioè dell’uomo, dura; si facea, s’intende, perchè diventavano le gambe umane coda di serpente. Io vidi; cioè all’uomo, entrar le braccia per l’ascelle; cioè per le ditelle, e diventar corte come si convenia a serpente, E i due piè della fiera;