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[v. 67-78] | c o m m e n t o | 649 |
cioè in una sentenzia 1 di furare era lo inganno del furto; e la ragione umana di non pigliare e furare ogni cosa: quanto alla lettera fu esposto di sopra questo, ov’eran due perduti; cioè perduta v’era la ragione, in quanto furava; e perduta v’era la fraude, in quanto non ogni cosa, nè in ogni tempo, nè a ogni persona. Fersi le braccia due di quattro liste; due erano le braccia et erano di quattro colori, perchè l’uno e l’altro aveano colore umano e serpentino; e questo significa che l’opere erano duplicate; cioè serpentine, in quanto l’usava lo inganno del furto; et umane, in quanto usava discrezione. Le cosce con le gambe, il ventre e il casso; cioè la parte pettorale ove è nell’animale del voito, per dare spazio e scialo al cuore; e però si chiama casso; cioè vano e voto, Divenner membra che non fur mai viste; sì che non somigliavano alcuna specifica figura sì, che mai non furono vedute ad alcuno animale; e questo significa che l’affezione e la volontà e li pensieri in tali uomini sono sì fatti, che mai non si comprendono. Ogni primaio aspetto vi era casso; cioè vano,
Due; insieme, e nessun; di quelli due distintamente, la imagine perversa; cioè trasmutata, Parea; a chi la ragguardava, e tal sen gìa con lento passo; oltra per la bolgia. E qui finisce la prima lezione
del canto vigesimo quinto: seguita la seconda lezione.
Come il ramarro ec. Questa è la seconda lezione, nella quale l’autor nostro tratta della terza spezie del furto, e dividesi questa lezione in sei parti: imperò che prima pone come venne uno serpente
e ferì l’altro de’ tre compagni; nella seconda induce certe similitudini di poeti, quivi: Taccia Lucano ec.; nella terza pone il modo
come si trasformò lo serpente nell’uomo, e l’uomo nel serpente
quanto dalle spalle in giù, quivi: Insieme si ripuoser ec.; nella quarta, come si mutarono dalle spalle in giù 2, quivi: L’un si levò ec.; nella quinta pone come innomina 3 lo serpente lo mutato, quivi: L’anima, ch’era ec.; nella sesta pone l’autore com’elli conobbe lo terzo di quelli tre ch’erano venuti, et il quarto che venne poi in spezie di serpente, quivi: Et avvegna che li occhi ec. Divisa adunque la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale la quale è questa.
Poi che messer Agnello fu congiunto col serpente, come detto fu di sopra, ecco venire uno spirito mutato in serpente; cioè di quattro piedi, in verso li altri due ch’erano rimasi, correndo come fa 4 lo ramarro quando passa dall’una siepe 5 all’altra, che corre come folgore la state quando attraversa la via: et era livido e nero quel serpente