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virtù e manca di vizi, che mostra Pittagora per la lettera V, e’ va per la via manca, seguendo la dilettanza del mondo; cioè i beni fallaci: e seguendo quella, crescendo poi per la pratica lo cognoscimento della ragione, s’avvede d’avere errato e non avere preso la via diritta che mena al sommo bene, lo quale ognuno naturalmente desidera. Onde per questa via del mondo si sforza di montare alla virtù, ma non può: chè i vizi lo impacciano e però li conviene tenere altra via; cioè del savio uomo che l’ammaestri singularmente e faccilo conoscente della via viziosa1, per che si guardi da essa, et appresso li mostri il modo di spurgarsi de’ peccati commessi con la penitenzia, et all’ultimo l’insegni di salire di virtù in virtù al sommo bene; cioè a Dio. E per insegnar questo ad ognuno, dice di sè in questo proemio, che, essendo vivuto mondanamente nelli peccati infino a quel punto, dal principio della sua puerizia, la quale età è principio di smarrimento, perchè si vive pure secondo li sensi, seguendo li appetiti carnali, essendo errato tutta la sua età infino a quel punto, trovossi smarrito la notte già detta per la selva de’ peccati e de’ vizi, intendendo tutta l’età passata essere stata in oscurità d’ignoranzia del sommo bene: perocchè nell’età passata poco o nulla avea veduto il giudicio della ragione di Dio. E per questo vuol dire che si riconobbe2 essere peccatore, stato ingannato3 da’ beni fallaci; e perchè più in quella età che nella passata, finge questo l’autore: imperò che in quella comincia a valere il giudicio della ragione, e nelle passate è valuta la sensualità. E finge essere stato questo nella notte sopra il venerdi’ santo: però che forse veramente li uomini4 in così fatto tempo si sogliono riconoscere de’ lor peccati, spirante più la grazia di Dio per le virtuose operazioni fatte la quaresima passata; e chiama questo stato de’ peccati selva; cioè abitazione di fiere e non di uomini. Imperò che mentre che l’uomo è ne’ peccati, non è uomo; ma fiera, come dice Boezio nel iiii libro della Filosofica Consolazione. E dice scura, perchè l’uomo per lo vizio è renduto scuro quanto a fama, e dice che però sè trovò nella selva de’ vizi, però ch’avea smarrita la diritta via delle virtù. La via diritta si chiama quella delle virtù, come la manca quella de’ vizi; et aggiugne poi che cosa dura è a dire come è fatta la selva de’ vizi, della quale pone tre condizioni; prima, che è salvatica e privata d’abitazione; secondo, che è aspra; terzo, che è forte: però che quivi non si trovano uomini umani; ma feroci e nocivi5 l’uno all’altro: et aspra, perocchè grande

  1. C. M. cognoscere della vita viziosa.
  2. C. M. ricognosceo.
  3. C. M. peccatore essere stato ingannato.
  4. C. M. forsi veramente fu così: e perchè comunemente li.
  5. C. M. nocevili.