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644 | i n f e r n o xxv. | [v. 25-33] |
sopra le spalle portava uno dragone con l’ali aperte: questo significa lo pessimo inganno col quale lo demonio induce altrui a furare, dal quale l’umana ragione non si sa guardare, e però finge che giacesse sopra le spalle umane, E quello; cioè il drago, affuoca qualunque s’intoppa; cioè si scontra in lui. E per questo significa l’ardore del furare, che gitta lo dimonio in chi si scontra con lui; cioè chi va per la via viziosa, nella quale l’uomo con lui si scontra, che per quella delle virtù con lui non si potrebbe scontrare. E quanto alla lettera dà colore alla fizione poetica, che finge Virgilio nel detto luogo che Cacco gittava fuoco per la bocca, perchè volea dare ad intendere l’arsione ch’elli facea andando furando e rubando, per potere meglio furare e rubare.
C. XXV — v. 25-33. In questi tre ternari l’autor nostro finge che Virgilio li manifesti chi è quel Centauro, e questo non finge sanza cagione: imperò che Virgilio nel libro preallegato finge che lo re Evandro narra ad Enea, dicendoli la cagione della festa ch’elli celebrava d’Ercole, quando Enea venne a lui, che sotto la sommità del monte Aventino, il quale monte è ora in Roma, in una spilonca abitava Cacco. La verità fu che era una rocca ov’elli abitava, lo quale Cacco era mezzo uomo e mezzo cavallo, e gittava fuoco per la bocca et era uno grande furo, onde molto furava al re Evandro et alli altri vicini ch’erano d’intorno, e non si poteano aiutare da lui: tanto era corrente e sì forte era quella spilonca. Ma essendo capitato in quelle parti Ercole, quando tornava dalla vittoria di Gerione re di Spagna, e menatone lo suo ricco armento di buoi e vacche ch’elli avea, fu ricevuto dal re Evandro ad albergo; e messe le bestie nella pastura, Cacco venne di notte e furonne quattro tori, e quattro vacche le più belle che seppe scegliere 1, e maliziosamente le tirò per la coda nella spilonca per occultare lo furto, acciò che le pedate mostrassono il contrario. Onde quando Ercole si venne a partire annoverò le sue bestie, e non trovando il novero l’andò cercando, e non trovandole si partiva; e come è usanza, li tori incominciarono a mugghiare, e quelle ch’erano nella spelonca di Cacco, cominciarono a rispondere; onde Ercole, sentita la voce, andonne su e trovò Cacco che sedea di fuori, lo quale, quando vide venire Ercole con la mazza sua, subito si fuggì nella spilonca e fermò uno grande sasso all’entrata, ch’egli avea acconcio con catene e verchioni, secondo l’arte di Vulcano, del quale Cacco si dicea essere figliuolo. Ercole volle mandare a terra questo sasso, e non potendo andò intorno alla spilonca parecchi 2 volte, cercando di trovare qualche entrata; e non trovan-