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c o m m e n t o |
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piedi si lanciò dinanzi all’uno et appigliossi a lui, e coi piè di mezzo
li adunghiò il ventre, e co’ piè d’inanzi prese le braccia, e poi con la
bocca prese l’una e l’altra guancia, e li piedi di dietro distese alle
coscie, e miseli la coda tra amendue le cosce, e drizzolla su dietro
per le reni; e così venne avvitichiando alle sue membra più che l’ellera non si avvitichia all’arbore, poi s’appicarono l’uno corpo con
l’altro, come se fossono stati di cera, e mescolarono lo lor colore sì,
che nè l’uno, nè l’altro parea quel ch’era prima. E fa una similitudine che, così si cambiava lo colore del peccatore di bianco in bruno,
come fa lo lucignolo della lucerna o del candelo, che come viene ardendo lo fuoco; così si muta lo bianco in bruno a poco a poco, e diventa poi nero. Li altri suoi compagni lo riguardavano, e ciascuno
gridava: O Agnello, come ti muti! Vedi che già non se’ nè due, nè
uno. E già erano li due capi fatti uno, quando apparvono due figure
mischiate in una faccia dov’erano perduti li due capi, e le braccia si
feciono di quattro liste, le coscie con le gambe e il ventre e il vano
del corpo diventarono membra, che mai non furono vedute più, et
ogni primo aspetto v’era perduto: e quella imagine perversa parea
due, e nessuno era, e così fatto se n’andava con lento passo. Posta
la sentenzia litterale, ora è da vedere lo testo con l’esposizioni allegoriche o vero morali.
C. XXV — v. 1-15. In questi cinque ternari l’autor nostro finge
come Vanni Fucci, di cui già è detto, bestialmente e superbamente
insurse contra Dio, e la pena che ne sostenne, dicendo: Al fine delle sue parole il ladro; cioè Vanni Fucci, già detto di sopra, al fine del
suo parlamento fatto in verso di me Dante, Le mani; cioè sue
amendu’, alzò; cioè verso lo cielo, con ambedue le fiche; questa fica è uno vituperoso atto, che si fa con le dita in dispregio e vituperio
altrui, e non se ne può fare se non due da ogni mano con le dita, e
però dice l’autore con ambedue, per significare che tante ne fe,
quante potè; cioè due da ogni mano, Gridando: Togli, Idio, che a te le squadro; cioè a te, et a tuo dispregio et obbrobio le fo tutte e
quattro; e però dice squadro, per ch’erarno quattro e stavano in quadro. Da indi in qua; cioè da quell’ora in qua, mi fur le serpi amiche; cioè a me Dante che prima l’avea in odio, poi ò voluto lor bene:
mostra l’autore ch’avesse in dispiacere la bestial superbia di Vanni
Fucci, e che fosse lieto della vendetta, Perch’ una; di quelle serpi, li s’avvolse allora al collo; cioè a Vanni Fucci, quando fece quello che detto è, e disse la sopra detta villania contra Dio, Come dicesse; cioè quella serpe a Vanni Fucci, I’ non vo’ che più diche; cioè quel che tu dì; Et un’altra; cioè serpe, alle braccia; li s’avvolse, e rilegollo; e per questo mostra che si fosse sciolto da la prima legatura, che detto fu di sopra, quando tornò in cenere sì, che poi s’era levato sanz’es-