Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
630 | i n f e r n o xxiv. | [v. 121-129] |
finge come Virgilio domanda quello così trasmutato chi elli era e com’elli rispose dicendo: Lo Duca; cioè Virgilio, il domandò poi; quello ritornato, chi egli era; Perch’el; cioè egli, rispuose; a Virgilio: Io piovi; cioè caddi, di Toscana, Poco tempo è; non è molto tempo che era morto, in questa gola fiera; cioè in questa fiera bolgia, che come gola inghiottisce qualunque ci cade; e manifesta le sue condizioni; cioè Vita bestial mi piacque, e non umana; ecco che manifesta che visse bestialmente, e non umanamente, Sì come a mul ch’io fui; ecco che manifesta che non nacque di legittimo matrimonio, e biasima qui tale nazione, perchè comunemente sono rei, benché già sieno e sono stati di virtuosissimi uomini delli così nati: son Vanni Fucci Bestia; ecco che si nomina per lo nome, in quanto dice Vanni; e per lo soprannome, in quanto dice Fucci; e per lo nomignuolo, in quanto dice bestia, e Pistoia mi fu degna tana 1; cioè abitazione: l’abitazione della bestia si chiama tana; ma dice degna, in vituperio della città, che sì fatta città ben si convenia a sì fatto cittadino. Questo Vanni fu figliuolo di messer Fuccio de’ Lazari da Pistoia e non fu legittimo, et era chiamato Bestia per nomignuolo, perch’era molto dileggiato e vivea bestialmente, e più volte per omicidi fu sbandito di Pistoia; e perchè lo casato suo era grandissimo nella città, per la parte più e più volte fu ribandito 2; et ancora, benché fosse sbandito, vi si stava non curandosi d’officiali che vi fossono, e questo addiviene nelle città che vivono a parte; e però ben disse di sopra che tale città era degna di tale cittadino. Et io; cioè Dante, al Duca; cioè a Virgilio dissi: Dilli; tu, Virgilio, a Vanni, che non mucci; cioè che non si parta, E domanda; tu, Virgilio, qual colpa qua già il pinse; finge Dante ch’elli si maravigli che Vanni Fucci sia in questo luogo dell’inferno, che quanto alla fama era tenuta 3 omicida, sicché a lui si convenia lo cerchio de’ violenti, e non de’ fraudulenti; e però aggiugne: Ch’io il vidi; cioè io Dante, uom già di sangue e di corrucci; cioè perchè uomo di brighe e d’omicidi vivette a tempo di Dante; e però dice che lo vidde.
C. XXIV — v. 130-141. In questi quattro ternari l’autor nostro finge come il peccator manifesta la sua colpa, et apparecchiasi a predire quello che dee avvenire della parte di Dante, per darli dolore. E quanto alla prima parte è da sapere che questo Vanni Fucci fu uomo scelleratissimo, et essendo una sera a una cena nella quale erano anche de’suoi pari, et ancor com’addiviene v’erano de’ buoni uomini di Pistoia, che non erano di sua condizione, intorno di 18 uo-