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[v. 106-120] | c o m m e n t o | 629 |
nere, e di quel cenere per lo caldo del sole ne rinasce un altro nuovo Fenice; e però dice: Così per li gran savi; cioè per li filosofi naturali ch’ànno scritto della natura delli animali, si confessa; cioè si manifesta, Che la Fenice muore; cioè quello animale, o vero uccello, del quale fu detto di sopra, lo quale vive solo, e vive 500 anni, e poi rinasce; del cenere suo, Quando al cinquecentesimo anno appressa; questo dice, perchè presso a 500 anni fa la detta innovazione di sè, come detto è di sopra. Erba, nè biado in sua vita non pasce; questo uccello Fenice, come pascono molti altri uccelli, nè ancora vive di preda come li uccelli feridori; Ma sol d’incenso lagrime et amomo; ecco l’esca di che vive, E nardo e mirra son l’ultime fasce; cioè lo nido in che muore et onde rinasce. Et aggiugne un’altra similitudine, dicendo che quel peccatore ritornato stava stupefatto, come fa colui che è caduto per la gotta, o vero per altra infermità: quando si rileva, e però dice: E quale è quei che cade; in terra, e non sa como; elli cade perch’esce di sè; et aggiugne le cagioni: Per forza di demon ch’a terra il tira; ecco l’una cagione, come quelli facea morire e poi risuscitare Simon Mago, O d’altra opilazion; cioè ragunamento d’omori che entrano eliino, o li loro grossi vapori, nelli meati che sono dal cuore al cerebro e, chiusi quelli meati, cade l’uomo e diventa insensibile, che lega l’uomo; cioè li umani sentimenti, Quando si leva, quel caduto, che intorno si mira; ragguardando ov’elli sia, Tutto smarrito della grande angoscia Ch’elli à sofferta; in quel cadimento et in quella insensibilità, e guardando sospira; per esaltazione del cuore; Tale era il peccator; del quale fu detto di sopra, levato poscia; che il serpente l’avea trafitto et arso, e tornato in cenere. Et aggiugne una esclamazione, parlando della severità della potenzia di Dio, dicendo: O potenzia di Dio quanto è severa; cioè questa 1 severità è giustizia pura sanza misericordia. Potrebbe dire il testo: quanto se’ vera; cioè se’ diritta e giusta e vera; e parla qui l’autore in terzia persona, e parla qui l’autore, secondo la sentenzia di santo Agostino che dice: Si omnes homines simul consideremus, quorum alii misericordia salvi fiunt, alii veritate, damnantur universœ vicœ Domini; idest misericordia et veritas suo fine distinctœ sunt. Si autem solos sanctos intueamur, non discernuntur hœ viœ ec. — Che cotai colpi; come questo che è detto del peccatore; e ponsi qui lo colpo per la pena, che riceve il peccatore per lo suo peccato, per vendetta; cioè per debito di giustizia, croscia; cioè danna 2 i peccatori nel mondo, secondo che sposto fu di sopra allegoricamente; e nell’altro, secondo la fizione litterale!
C. XXIV — v. 121-129. In questi tre ternari l’autor nostro