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l’autore ch’avesse il riconoscimento del suo smarrimento per la selva, della quale trovandosi fuori1 al di’ volendo salire al monte essendo già levato il sole, come dice il testo in questo capitolo, quivi: Temp’era del principio ec. consumò tutto il di’ di venerdi’ santo nel combattere con le fiere e nel parlamento con Virgilio, come apparirà più innanzi (C. xii): e poi, la seguente notte sopra il sabato santo, finge essere stato nell’Inferno menatovi da Virgilio, si come dirà di sotto. Or dice adunque che nel 35 anno della sua età, che è il mezzo del cammino; cioè di noi mortali, io Dante mi ritrovai errando per una selva oscura, a differenzia d’alcune selve che sono dilettevoli, dice scura, Chè la diritta via era smarrita. Qui mostra che per smarrimento; ma non di suo proposito era entrato in questa selva. E quanto, cioè quanto è a dir qual’era; cioè com’era fatta, è cosa dura; cioè è malagevole, Questa selva selvaggia et aspra e forte; cioè questa selva, della quale pone ora tre condizioni; cioè selvaggia, cioè sanza abitazione umana e per questo orribile et aspra; cioè malagevole ad andare per essa e per questo si può intendere che voglia significare ch’era involuta et intricata d’arbori salvatichi, pruni e sterpi sì, che per essa espeditamente non si potea andare, e forte quanto allo svilupparsi e liberamente uscire d’essa. Et aggiugne: Che nel pensier rinnova la paura; cioè tanto che pensando d’essa, da capo ne teme. Usanza è che l’uomo ricordandosi d’uno periculo, nel quale sia stato, ne rimpaura. Tanto è amara che poco è più morte; cioè questa selva è tanto amara alla memoria, che poco è più la morte: con ciò sia cosa che morte sia l’ultimo delle cose terribili. Et incontanente risponde alla obiezione tacita che si potrebbe fare, dicendo: Se la memoria sua è così amara, perchè la rinnovelli, trattando d’essa e descrivendola? Dicendo: Ma per trattar del ben, ch’io vi trovai, Dirò dell’altre cose ch’io v’ò scorte, dice adunque: La cagione che mi muove a trattar d’essa è il bene ch’io vi trovai. Qual sia questo se mostra nel testo; che fosse lo ragguardamento del pianeta sopra il monte e l’apparimento, conforto et ammaestramento di Virgilio: non che queste cose desse la selva per sua natura; ma a lui sopravvenneno2 per grazia, mentre ch’era in essa e però dice: Dirò dell’altre cose ch’io v’ò scorte3, che non sono bene; e questi furono li animali ch’elli finge che impedissono lo suo salimento4 del monte; e questo è quanto alla lettera.
Veduto ora questo testo litteralmente, è da vedere ora l’allegoria, et inanzi che vegnamo ad essa, doviamo sapere che il nostro