76Altra risposta, disse, non ti rendo,
77 Se non lo far; chè la domanda onesta
78 Si dee seguir con l’opera, tacendo.
79Noi discendemmo il ponte dalla testa,
80 Dove s’aggiugne con l’ottava ripa,
81 E poi mi fu la bolgia manifesta:
82E vidivi entro terribile stipa
83 Di serpenti, di sì diversa mena,
84 Che la memoria il sangue ancor mi scipa.
85Più non si vanti Libia con sua rena:
86 Chè, se chelidri, iaculi e faree1
87 Produce, e chencri con anfisibena;
88Nè tante pestilenzie, nè sì ree
89 Mostrò già mai con tutta l’Etiopia,
90 Nè con ciò che di sopra al mar rosso ee.2
91Tra questa cruda e tristissima copia3
92 Correvan genti nude e spaventate,
93 Sanza sperar pertugio o elitropia.45
94Con serpi le man dietro avien legate;
95 Quelle ficcavan per le ren la coda
96 E il capo, et eran dinanzi aggroppate.
97Et ecco ad un, ch’era da nostra proda,
98 S’avventò un serpente, che il trafisse
99 Là dove il collo alle spalle s’annoda.
100Ne Ο sì tosto mai, nè Ι si scrisse,
101 Com’ei s’accese et arse, e cener tutto6
102 Convenne che cascando divenisse:
- ↑ v. 86. C. M. O che se lidri,
- ↑ v. 90. ee. In antico la seconda persona singolare del presente indicativo nel verbo primitivo essere fu e, poscia ei, dal latino es; e quindi naturalmente ee nella terza singolare, che pur vive nella Toscana. E.
- ↑ v. 91. Tristissima copia; crudelissima copia. E.
- ↑ v. 93. C. M. pertusio
- ↑ v. 93. L’elitropia presso gli antichi fu creduto rendesse gli uomini invisibili. E.
- ↑ v. 101. C. M. Arse, cui cener tutto