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c a n t o    i. 21

103Questi non ciberà terra, nè peltro;
     Ma sapienzia, amore e virtute,
     E sua nazion sarà tra feltro e feltro.
106Di quella umile Italia fia salute,
     Per cui morì la vergine Camilla,
     Eurialo, e Niso e Turno di ferute:1
109Questi la caccerà per ogni villa,
     Finchè l’avrà rimessa nell’Inferno,
     Là onde invidia prima dipartilla.
112Ond’io per lo tuo me’ penso e discerno,
     Che tu mi segui, et io sarò tua guida,
     E trarrotti di qui per loco eterno,
115Ove udirai le disperate strida2
     Di quelli antichi spiriti dolenti,
     Che la seconda morte ciascun grida:
118E poi vedrai color, che son contenti
     Nel foco, perchè speran di venire,
     Quando che sia, tra le beate genti;3
121Alle quai poi se tu vorrai salire,
     Anima fia a ciò più di me degna;
     Con lei ti lascerò nel mio partire:
124Chè quell’Imperador che lassù regna,
     Perch’io fui rebellante alla sua legge,
     Non vuol, che in sua città per me si vegna.
127In tutte parti impera, et ivi regge:
     Quivi è la sua città e l’alto seggio:
     Oh felice colui, cui ivi elegge!

  1. v. 108. Quantunque i nostri codici abbiano «Eurialo e Turno e Niso di ferute», coll’autorità di Benvenuto da Imola e dell’edizione vindeliniana, si è restituita la lezione che secondo la storia apparisce chiarissima. E.
  2. v. 115. dispietate.
  3. v. 120. alle beate genti.