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i n f e r n o xxiii. |
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condizioni; cioè piangolosi e stanchi e vinti, perché così mostrano
per mostrare che non sieno ipocriti; coi cappuzzi nelli occhi, per non
lasciarsi vedere, acciecano loro medesimi usando l’ipocresia per appiattare l’ipocresia; e fanno movimento circulare con passi lenti,
perché dello inganno della ipocresia ritornano nella ipocresia; e
vannovi lentamente, perchè l’uomo non se ne avveggia; e però dice
lo testo: Là giù; cioè nel fondo della sesta bolgia, trovammo; cioè
Virgilio et io Dante, una gente dipinta; quanto all’abito di fuori,
Che giva intorno; per lo fondo della sesta bolgia, assai con lenti passi, Piangendo; per la pena, e nel sembiante; cioè nella vista,
stanca e vinta; per lo peso che portavano; e rende la cagione: Elli avien cappe; quelli detti di sopra, con cappuzzi bassi Dinanzi alli occhi; sì che coprivano loro li occhi, fatti a quella taglia; cioè a quel
modo, Che in Cologna pe’ monaci fassi; che vi sono. Cologna è una
citta nella Magna nella quale è uno grande e ricco monasterio, nel
quale fu una volta uno abbate tanto superbo, ch’ebbe ardimento
d’impetrare dal Santo Padre di potere elli e i suoi monaci vestire cappe di scarlatto e portare cinture d’ariento inorato e 1
sproni a modo di cavalieri, lo quale il papa riprese molto della sua
stoltizia e superbia, e comandolli che dovessono portare cappe nere
con capuzzi grandi sì, che vi capesse una grande misura di biada, et
alle cintole portassono fibbia e puntale di legno, e così le staffe; e
però ne fa similitudine l’autore. Di fuor dorate son; le dette cappe
dell’ipocriti, sì ch’elli abbaglia; le viste delli riguardanti, come
fanno li atti dell’ipocriti, Ma d’entro tutte piombo; le dette cappe,
e gravi tanto; per lo piombo, Che Federigo; secondo, che fu imperadore, le mettea di paglia; alli giudicati per lui. Per respetto di questo è da sapere che lo imperadore Federigo secondo coloro, ch’egli
condannava a morte per lo peccato dell’offesa maestà, li facea spogliare ignudi e vestire d’una veste di piombo grossa un dito, e faceali mettere in una caldaia sopra il fuoco, e facea fare grande fuoco tanto, che si struggea lo piombo addosso al misero condannato, e così miseramente e dolorosamente lo faceva morire. Onde l’autor dice: Benché le cappe del piombo, che facea mettere lo imperador Federigo ai dannati, fossono di piombo grosso un dito; ell’erano di paglia per rispetto di quelle che per Divina Giustizia vestivano l’ipocriti; e però esclamando, aggiugne l’autore: O in eterno; questo dice, perchè non dee mai venire meno, faticoso manto; cioè pieno di fatica e d’angustia 2, ben conveniente a tal peccato sì, che come ànno
simulata gravità per parere santi e buoni in questa vita; così portino quella di là in vendetta della Divina Giustizia: e come sono
- ↑ C. M. e staffe inorate a modo
- ↑ C. M. d’angoscia,