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[v. 19-30] | c o m m e n t o | 591 |
contiene nel canto xxi, ove dice: Oimè! Maestro, che è quel ch’io veggio? Diss’io: Deh sanza scorta andianci soli ec. — mi fe doppia; cioè quello pensieri, ch’i’ ebbi poi, m’adoppiò la prima paura detta di sopra. Ecco che manifesta lo suo pensieri: Io pensava così; cioè io Dante: Questi; cioè li demoni, per noi; cioè per Virgilio e per me Dante, Sono scherniti; cioè sono beffati: imperò che il Navarrese fuggì loro per lo ragionamento che Virgilio facea con lui per cagione di Dante, e per lasciar fare quel ragionamento li demoni non feciono al Navarrese quel che voleano; e così rimasono beffati. Ma perchè la beffa alcuna volta non è con dispiacere di chi la riceve, però aggiugne: e con danno e con beffa Si fatta, ch’assai credo che lor noi; cioè a’ demoni faccia rincrescimento: imperò che v’è lo danno; cioè d’essere impegolati. Se l’ira; che li demoni ànn’ora presa per la beffa e per lo danno, sopra il mal voler; lo quale li demoni sempre ànno: imperò che sempre vogliono male: imperò che non possono voler bene, perchè sono ostinati nel male, s’aggueffa; cioè s’aggiugne: aggueffare è filo a filo aggiugnere, come si fa ponendo lo filo dal gomito 1 alla mano, o innaspando con l’aspo, Ei; cioè li demoni, ne verranno dietro; cioè a noi; cioè a Virgilio et a me, più crudeli, Che il cane; non va dietro, s’intende, a quella lievre, ch’elli acceffa; cioè piglia col ceffo 2: la lievre è uno animale salvatico, piccolo, velocissimo, e perchè à le gambe d’inanzi più corte che quelle di rietro, corre più velocemente all’erta 3, che alla china, e dorme con li occhi aperti; questo animale è preso spesse volte dai cani levrieri 4.
C. XXIII — v. 19-30. In questi quattro ternari l’autor nostro dimostra come l’imaginazione fece il caso, e come dice sua intenzione a Virgilio, e come Virgilio li risponde, dicendo così: Già mi sentia; a me Dante, tutti arricciar li peli; cioè del capo e del corpo, Della paura; cioè per la paura. E questo è perchè la natura sempre soccorre alle parti più deboli, e perchè 5 nella paura lo cuore viene meno, lo sangue di tutto il corpo corre al cuore per confortarlo, e però rimane lo corpo tutto pallido e freddo; e cessato lo sangue del capo o d’altra parte dove sono li peli, li capelli e li peli si levano suso per l’aridità che viene cessandosi l’umidità del sangue, e la sua caldezza, e così sente l’uomo rigore per tutto lo corpo nelle parti esteriori, e stava dietro intento; cioè sollicito, perchè temea che li demoni lo perseguissono, Quando io dissi; io Dante: Maestro; chiama Virgilio per questo vocabolo usato, se non celi; cioè appiatti, Te e me tostamente, io ò pavento; cioè paura, Di Malebranche; cioè