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i n f e r n o xxiii. |
[v. 1-18] |
dine a quello ultimo; cioè l’uno dinanzi e l’altro dopo; et aggiugne: Volto era in su la favola d’Esopo Lo mio pensier; cioè di me Dante, per la presente rissa; cioè briga de’ dimoni. Et intorno a questo è da sapere che Isopo è uno libello che si legge a’ fanciulli che imparano Grammatica, ove sono certe favole moralizzate per arrecarli a buoni costumi, tralle quali ve n’è una che dice che, andando lo topo per lo contado, pervenne 1 a una fossa d’acqua ov’erano molti ranocchi; e stando il topo alla riva e dubitando di passare, uno ranocchio lo venne a vedere con animo di farlo affogare in quella fossa, mostrando di volerlo aiutare; e dubitando il topo dell’acqua, disse il ranocchio: Lega il tuo piede col mio e non potrai cadere. E fidatosi il topo del ranocchio si legò con lui, e montato in su le spalle del ranocchio il ranocchio il portò insino al mezzo dell’acqua e poi cominciò a ire sotto per tirarsi il topo dietro; lo topo s’argomentava con le branche di stare a galla. In questo mezzo uno nibbio volando per l’aere, vide il topo nell’acqua e calossi, ghermillo 2 e portollo via; e perchè lo ranocchio era legato con lui, portò l’uno e l’altro et amendue li si beccò. E però dice: Dov’ei; cioè nel quale Isopo, parlò della rana e del topo; come detto fu di sopra: Chè più; cioè imperò che più, non si pareggia mo; questo mo è vocabolo lombardo et è a dire avale o vuogli al presente, et issa; questo issa è vocabolo romaniuolo et anche è a dire aguale et al presente, si che sono simili in significato, benché sieno diversi in voce, Che l’un con l’altro fa; cioè la favola detta del topo e della rana con la rissa d’Alichino e Calcabrina, se ben s’accoppia; cioè se ben s’accosta lo Principio; della favola col principio della rissa; e però dice: principio e fine; dell’una e dell’altra, con la mente fissa; cioè con la mente ferma. E fa l’autore quivi lo lettore attento a notare la similitudine, e però veggiamo come s’accordano insieme lo principio della favola e lo inganno del ranocchio che volea tirare sotto lo topo e però s’era legato con lui; e così Calcabrina avea ghermito 3 Alichino, per farlo cadere nella pegola e sospignervelo sotto. Lo fine della favola è che l’uno e l’altro fu preso dal nibbio per lo legamento fatto; e così per lo ghermire 4 che Calcabrina avea fatto ad Alichino, Alichino si volse verso lui e ghermì bene lui sì, ch’amendu’ caddono nella pegola; e però come cominciò l’uno con inganno a volere nuocere, il nuocimento alla fine per lo inganno tornò a lui, così come all’altro. E come l’un pensier dell’altro scoppia; cioè nasce, Così nacque di quello; cioè pensieri della favola d’Isopo, un altro poi; pensiere dopo quello, Che la prima paura; cioè quella ch’i’ ebbi quando ci fu data la loro compagnia, come si
- ↑ C. M. s’avvenne
- ↑ C. M. calosi et ingremittello e
- ↑ C. M. ingremito
- ↑ C. M. per lo ingremimento che