46Questi parea che contra me venesse
47Con la testa alta, e con rabbiosa fame;
48Sì che parea che l’aer ne tremesse:
49Et una lupa che di tutte brame
50Mostrava carca nella sua magrezza,1
51E molte genti fe già viver grame:
52Questa mi porse tanto di gravezza
53Con la paura ch’uscia di sua vista,
54Ch’io perdei la speranza dell’altezza.
55E quale è quei, che volentieri acquista,
56E giugne il tempo che perder lo face,
57Che in tutti suoi pensier piange e s’attrista;
58Tal mi fece la bestia sanza pace,
59Che venendomi incontro a poco a poco,
60Mi ripingeva là dove il Sol tace.
61Mentre ch’io ruinava in basso loco,
62Dinanzi alli occhi mi si fu offerto2
63Chi per lungo silenzio parea fioco.
64Quando vidi costui nel gran diserto,
65Miserere di me, gridai a lui,
66Qual che tu sia, o ombra, o uomo certo.
67Risposemi: Non uomo, uomo già fui,
68E li parenti miei furon Lombardi,
69Mantovani per patria ambidui.
70Nacqui sub Julio, ancor che fosse tardi,
71E vissi a Roma sotto il buono Augusto,
72Al tempo delli Idii falsi e bugiardi.3
- ↑ v. 60. Sembrava carca.
- ↑ v. 62. alli occhi miei si fu offerto.
- ↑ v. 72. Riteniamo volentieri l’ortografia de’ nostri codici che ne danno sempre le voci Idio, Idei col d scempio, e la ragione si mostrerà aperta, quando si consideri che gli antichi aggiugnevano un I al nome Dio per eufonia. E.