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578 | i n f e r n o xxii. | [v. 91-105] |
toccasse; ma quelli che il toccano sono quelli, sanza i quali non si può commettere baratteria e non può seguire la dannazione eterna. E però à detto che Graffiacane lo tirasse su, non perchè non possa essere la baratteria sanza l’infamia e publicazione; ma perchè costui, del quale si tratta qui, era diffamato e publicato per lui: però che ne facea menzione in questo libro. Appresso finge che tutti i demoni gridano a Rubicante che lo scuoi: però che sanza l’ostinazione non può essere il peccator dannato; la quale ostinazione è significata per Rubicante, che significa la finale impenitenzia; appresso pone che Ciriatto lo ferisca con l’una delle sanne: però che sanza l’offensione del prossimo non si commette la baratteria; e così che Libicocco ne porti uno lacerto: però che sanza l’occupazione della giustizia non si commette la baratteria; ma ben si può fare sanza lo impaccio della baratteria o vero dell’affezione; e però finge che Draghignazzo volesse ferire; ma pur nol ferì, e così à detto di Farferello. Et incontanente aggiugne di Cagnazzo, Alichino e Calcabrina, come si dirà allora; ma ben puose che Barbariccia lo chiudesse con le braccia: imperò che sempre 1 la baratteria è con la fraude. Se voi; Virgilio e Dante, volete vedere, o udire, Ricominciò lo spaurato; cioè Giampolo per quel che minacciava Farferello, appresso; a quello che detto avea, Toschi, o Lombardi; che sono Italiani, io ne farò venire; qua su alla riva. Ma stien le malebranche un poco in cesso; cioè scostati sieno li demoni chiamati malebranche, come detto fu di sopra, Sì ch’ ei non teman; li peccatori, delle lor vendette; cioè delle lor pene, che si danno in vendetta di giustizia; Et io, sedendo in questo luogo stesso; dice lo navarrese Giampolo; e dice sedendo, per mostrare ch’elli non voglia fuggire, Per un ch’io son, ne farò venir sette; e questo dice, perchè sa che i demoni sono vaghi del male, per inducerli a cessarsi un poco acciò ch’elli abbi spazio di poter fuggire, Quando sufolerò, com’è nostr’uso Di fare a lor che fuor alcun si mette; per dare l’afferma 2 al fatto mentisce ch’elli sufolerà, come è uso di fare, a lor; cioè ai dannati; o vero dice lo testo allor; cioè al lotta, quando alcuno esce fuori e non vede Malebranche, perchè gli altri si vengano a sciorinare un poco; e questo non può essere, che parrebbe che tralli dannati fosse carità, la quale non v’è niente.
C. XXII — v. 106-117. In questi quattro ternari l’autor nostro dimostra l’uficio di Cagnazzo e l’opera d’Alichino, dicendo che Cagnazzo che significa la irragionevole locuzione, come fu detto di sopra cap. xxi, parlò e scoperse la malizia di costui: imperò che il corruttore e lo corrotto parlandosi insieme, scuoprono li lor mali-