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[v. 64-151] | c o m m e n t o | 573 |
mal giuoco; nella seconda, come Virgilio lo domanda ancora da capo, et elli ancor risponde, quivi: Quand’elli un poco ec.; nella terza, com’elli si scusa di dire più e truova malizia per partirsi, quivi: O me! vedete ec.; nella quarta, come Cagnazzo uno de’ dimoni scuopre la malizia, e com’elli risponde et un altro demonio fa beffe di lui, quivi: Cagnazzo a cotal motto ec.; nella quinta pone lo scampamento del Navarrese, e come uno de’ dimoni li si gittò dietro per pigliarlo; ma pur scampò, quivi: O tu, che leggi ec.; nella sesta, come li demoni feciono zuffa insieme, crucciati della beffa, quivi: Irato Calcabrìna ec.; nella settima, come li demoni caduti nella pegola, dai compagni furono presi, e come Virgilio e Dante si partirono da loro, quivi: Barbariccia con li altri ec. Divisa adunque la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale, la quale è questa.
Poichè Barbariccia disse a Virgilio, come detto fu di sopra, Virgilio disse al Navarrese: Or dì, conosci tu alcuno delli altri rii sotto la pece che sia latino? Et elli rispose: Io mi parti’, poco è, da uno che fu vicino di là nel mondo ai latini: così foss’io lui 1, ch’io non temerei unghia, nè uncino di questi dimoni. Et allora quel dimonio che è chiamato Libicocco disse: Troppo aviam sofferto, e prese il braccio col ronciglio e stracciatolo, ne portò uno lacerto. E Draghignazzo ancor li volle dar di piglio giuso alle gambe, onde il decurio loro si volse tutto presto intorno con mal piglio; e quando que’ dimoni furono un poco rappacificati, Virgilio domandò colui che ancora riguardava le sue ferite: Dì, chi è colui dal quale tu dì che mal ti partisti? Allora colui rispose: Fu frate Gomita di Gallura, vasel d’ogni froda, ch’ebbe l’inimici del suo signore in sua balìa e lasciolli andar via per danari: e nelli altri offici ancor fu barattieri non piccolo; ma sovrano. Et aggiugne che con esso è donno Michel Zanche, e parlano de’ fatti 2 di Sardigna e di ciò non si stancano; et aggiugne: Omè vedete l’altro dimonio che digrigna! Io direi anche; ma io temo ch’elli s’apparecchi a grattarmi la tigna. Et allora Barbariccia volto a Farferello che stralunava li occhi per ferire, disse: Fatti in costà, malvagio uccello; e quello Navarrese incominciò allora a dire: Se voi volete, o Toscani, o Lombardi, io ne farò venire per uno ch’io sono, sette, stando in questo luogo; ma stieno le male branche un poco da cesso sì 3, che non abbino paura delle loro minaccie e vendette, ch’io fischierò come è nostro uso di fare, allora ch’alcun si mette fuori. Allora Cagnazzo levò il muso a quello motto, e disse:
- ↑ Qui del verbo primitivo essere manca la voce determinante la modificazione, o significante l’attributo; onde ad avere la ragione di questo lui dopo il verbo sustantivo, d’uopo è supplire così: Fossi io costituente o formante lui, o fossi io identico con lui. E.
- ↑ C. M. de’ santi di Sardegna
- ↑ C. M. un poco in cesso sì,