103Per un ch’io son, ne farò venir sette,
104Quando sufolerò, com’è nostr’uso1
105 Di fare a lor che fuor alcun si mette.
106Cagnazzo a cotal motto levò il muso,
107 Crollando il capo, e disse: Odi malizia2
108 Ch’elli à pensato per gittarsi giuso.
109Ond’ei ch’avea lacciuoli a gran dovizia,3
110Rispuose: Malizioso son io troppo,
111 Quand’io procuro a’ miei maggior tristizia.
112Alichin non si tenne, e di rintoppo
113 Alli altri, disse a lui: Se tu ti cali,
114 Io non ti verrò dietro di gualoppo;
115Ma batterò sopra la pece l’ali:
116 Lascisi il colle, e sia la ripa scudo,
117 A veder se tu sol più di noi vali.
118O tu, che leggi, udirai nuovo ludo:
119 Ciascun dall’altra parte li occhi volse,
120 Quel prima, ch’à ciò fare era più crudo.4
121Lo Navarrese ben suo tempo colse;
122 Fermò le piante a terra, et in un punto
123 Saltò, e dal proposto lor si tolse.5
124Di che ciascun di colpa fu compunto;
125 Ma quei più, che cagion fu del difetto,
126 Però si mosse, e disse: Tu se’ giunto.6
127Poco li valse: chè l’alie il sospetto7
128 Non potero avanzar; quelli andò sotto,
129 E quei drizzò, volando suso, il petto.
- ↑ v. 104. C. M. sufilerò,
- ↑ v. 107. C. M. Grollando
- ↑ v. 109. C. M. divizia,
- ↑ v. 120. Il Codice Antaldino legge così « Quel prima, che a ciuffare era più crudo ».
- ↑ v. 123. si sciolse.
- ↑ v. 126. si mosse, e gridò
- ↑ v. 127. C. M. Ma poco i valse: che l’ali