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del detto castello, Vedendo sè tra nimici cotanti: però che v’era gran moltitudine, perchè v’era l’esercito de’ Pisani, come temetti io Dante tra cotanti demoni.
C. XXI — v. 97-105. In questi tre ternari l’autor nostro dimostra la derisione che i demoni feciono di loro, o vero di lui, poi che fu giunto a Virgilio, dicendo così: Io; cioè Dante, m’accostai con tutta la persona; cioè mia, Lungo il mio Duca; cioè Virgilio, e non torceva li occhi; cioè miei, Della sembianza lor; cioè dell’apparenzia de’ dimoni, ch’era non buona; cioè ria. Ei; cioè quelli demoni, chinavan li raffi; verso me, e: Vuoi ch’io il tocchi; cioè Dante, Diceva l’un con l’altro; di quelli demoni, in sul groppone? Di Dante parlavano. Ei rispondean; li demoni l’uno all’altro: Sì, fa che gliel accocchi; e questa era una derisione giocosa, che si chiama antismos nelle figure che pone dottrinale. E questo finge l’autore che i demoni facesseno, perchè à finto che avesse paura di loro; e moralmente vuol dimostrare che i demoni 1 si schermiscono sempre coloro, che veggono timidi. Ma quel dimonio, che tenne sermone; cioè parlamentò, Col Duca mio; cioè con Virgilio, si volse tutto presto; cioè Malacoda, E disse: Posa, posa, Scarmiglione; e nomina questo demonio dal suo effetto 2. Scarmiglione si dice da schermo, mutando e in a che viene a dire alcuna volta difensione; et alcuna volta, derisione. Et in quanto Malacoda lo riprende, si può pigliare questa moralità, che il dimonio alcuna volta mostra benivolenzia ad altrui, per poterlo meglio ingannare; e così facea costui ch’era chiamato Malacoda; cioè mal fine, e però mostrava questa benevolenzia, per poterli al fine ingannare, come appare in quel che seguita.
C. XXI — v. 106-117. In questi quattro ternari finge l’autor nostro come Malacoda, sotto specie di bene, li volle ingannare come è usanza del dimonio, unde dice: Poi disse; cioè Malacoda, a noi; cioè a me Dante e Virgilio, poichè ebbe cattato benivolenzia, riprendendo Scarmiglione: Più oltre andar per questo Scoglio non si poria; parla dello scoglio ch’ avea fatto ponte sopra la bolgia in fin quivi; et assegna la cagione: perocchè giace Tutto spezzato al fondo l’arco sesto: però ch’era caduto giù; E se l’andare avanti pur vi piace; cioè a voi due, Andatevene su per questa grotta: cioè su per questa ripa sesta: Presso è un altro scoglio, che via face; in questo mentisce: imperò che in su questa sesta bolgia non v’è niuno arco intero, perchè tutti furono spezzati nella passion di Cristo, nella quale fu rotta la sinagoga de’ Giudei, e la fraude della ipocrisia de’ sacerdoti allora venne meno. E però finge Dante che i ponti sieno tutti rotti sopra la sesta bolgia; li quali ponti significano la fraude, come detto