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i n f e r n o xxi. |
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cioè quelli ch’erano stati a parlar con Virgilio, Sì ch’io; Dante temetti ch’ei tenesser patto; cioè quello che aveano promesso a Virgilio. E fa una similitudine, dicendo: E così vidi già temer li fanti; cioè che così temette elli, come vide già temer li fanti, Ch’uscivan patteggiati di Caprona, Vedendo sè tra nimici cotanti. Caprona è uno castello del contado di Pisa, di lungi dalla città forse cinque miglia, che è ora disfatto; ma ancora appaiono le vestigie; cioè le mura d’intorno, et una torre: et è in su uno monte presso all’Arno, il quale fu tolto a’ Pisani con altre castella; cioè Avena 1, Quosa et Asciano, i quali sono ora disfatti et altri castelli del contado di Pisa, sicchè non rimase a’ Pisani, se non Vico, Pecciole 2 e Morrona, da’ Lucchesi e dalla parte guelfa di Toscana la quale era tutta collegata insieme contra Pisa. Et a questo pare che dovesse dare favore il conte Ugolino, che era allora signore di Pisa, e favoreggiava li nimici di Pisa, forse per arrecarla a tanto, ch’elli avesse più libera signoria; onde li Pisani, come si dirà di sotto, lo feciono poi coi figliuoli morire di fame in prigione. Questo castello era sì forte che per battaglia non si poteva avere, onde avvenne che, fatto poi capitano di guerra per li Pisani il conte Guido da Monte Feltro, acquistò a’ Pisani tutto ciò che avevano perduto, et ancora Caprona: imperò che, spiato per alcuno segreto modo che quelli dentro non aveano acqua, si mosse un di’ da Pisa et assediò Caprona; e non avendo più che bere, benchè avessono assai da mangiare, i fanti che v’erano dentro s’arrenderono a patto d’essere salve le persone. E quando uscirono fuori del castello et andavano tra’ nimici, v’erano di quelli che diceano e gridavano: Appicca, appicca: imperò che il conte Guido li avea fatti legare tutti ad una fune, acciò che non si partissono l’uno dall’altro, et andando spartiti non fossono morti da’ contadini; e facevali menare in verso Pisa, per conducerli a una via che andava diritto a Lucca, più breve che alcun’altra; e pertanto elli ebbono paura ch’el patto che era loro stato fatto, non fosse attenuto. E quando furono alla via d’Asciano, presso all’antiporto di pace, il conte li fece sciogliere e domandolli dove voleano andare; e rispondendo essi: A Lucca, disse loro: ecco la via; e proferendo loro compagnia, li lasciò andare, e sani e salvi n’andarono 3 a Lucca; e però dice: così vidi; cioè Dante: imperò che, benchè Dante fosse guelfo, come uscito di Firenze, era con li Pisani: imperò che la parte ghibellina di Toscana era in aiuto a’ Pisani; et altri vuol dire che Dante non vi fu, e che il testo dice: Non altrimenti dubitar li fanti; cioè li fanti lucchesi, Ch’usciron patteggiati; cioè per patto fatto, di Caprona; cioè
- ↑ C. M. Avene, Chosa et Asciano,
- ↑ C. M. Peccioli
- ↑ C. M. Salvi si tornarono in Lucca;