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[v. 88-96] | c o m m e n t o | 553 |
tra tanti nimici; e però dice che s’accostò con tutta la persona a Virgilio, e non torcea li occhi dalla sembianza loro che non era buona. E dice che i demoni lo schernivano, e ch’elli chinavano li graffi in verso lui, e dicea l’uno all’altro: Vuogli 1 ch’io lo tocchi in sul groppone? E rispondeano tutti: Sì, fa che ben gliel accocchi. Ma Malacoda, che avea parlato con Virgilio, si volse tutto presto e disse: Posa, Scarmiglione; e poi disse a Virgilio et a Dante: Non si potrà andare più oltre per questo scoglio, perchè giace tutto spezzato in fino al fondo dell’arco sesto; e se pur vi piace andar più oltre, andatevene su per questa grotta: un’altro scoglio è presso che farà via, come ponte sopra la bolgia. E manifesta lo tempo quando si ruppe, dicendo: Ieri alle cinque ore più oltre che questa ora 2, compierono anni mcclxvi, che questo ponte si ruppe. Io mando in verso là di questi miei a guardare, se alcun’anima si sciorina fuor della pegola: andatevene con loro che non vi saranno rei. Et allora ne chiamò dieci di loro, dicendo: Fatevi avanti, Alichino e Calcabrina e Cagnazzo; e Barbariccia sia decurio 3 e guidi li altri come caporale: venga ancora Livicocco 4, e Draghinazzo, Ciriatto sannuto e Graffiacane e Farferello e Rubicante il pazzo: cercate intorno le boglienti pane 5: costoro; cioè Virgilio e Dante, sieno salvi infino all’altro scheggio 6, che tutto va intero sopra le bolgie. Allora Dante dubitando di tal compagnia, disse a Virgilio: Oimè! Maestro, che è quel ch’io veggio? Deh andiamo soli sanza questa scorta, se tu sai andare, ch’io per me non la chieggio; e se tu sei accorto come suoli essere, non vedi tu che digrignano i denti, e con le ciglia ne minacciano duoli? Allora Virgilio rispose a Dante: Io non voglio che tu tema; lasciali digrignare pur a lor senno, che fanno questo per li peccatori dolenti che sono qui. Et aggiugne che dopo questo dierono volta per l’argine sinistro; ma prima avea ciascuno stretto la lingua coi denti inverso il loro capitano; et elli per cenno avea fatto trombetta della bocca di sotto, sicchè camminavano a suono di sì fatta trombetta. Ora è da vedere il testo con l’allegorie, o vero moralitadi.
C. XXI — v. 88-96. In questi tre ternari l’autor nostro dimostra com’elli fu chiamato da Virgilio, poi ch’ebbe fatti star cheti quelli demoni; e fa una bella similitudine a dimostrare com’ebbe paura, dicendo così: E il Duca mio; cioè Virgilio disse, s’intende, a me: Dante: O tu, che siedi Tra li scogli del ponte quatto quatto, Sicuramente omai a me tu riedi; cioè torna a me omai sicuramente. Perch’io mi mossi, et a lui venni ratto; E’ diavoli si fecer tutti avanti;