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552 | i n f e r n o xxi. | [v. 79-87] |
la risposta, ch’elli finge che Virgilio facesse a Malacoda, e quel che ne seguia, dicendo: Credi tu, Malacoda, qui vedermi Esser venuto; cioè a questo luogo: disse il mio Maestro; cioè Virgilio, Sicuro già da tutti i vostri schermi; cioè strazi che ò passato infino a qui, per tanti luoghi di demoni sanz’alcuno impedimento, Sanza voler divino e fato destro; cioè sanza la volontà di Dio che significa la sua providenzia, e felice esecuzione che è significata per lo fato destro quasi dica: Nol credere? E questo ti può provare l’essere venuto infino a qui sicuro, che sarebbe impossibile che io ci fossi venuto sanza questo. E però aggiugne et addomanda: Lasciame andar: chè nel Cielo è voluto; cioè da Dio, Ch’io mostri altrui questo cammin silvestro; cioè dello inferno, che ò ben cammino salvatico. Allor li fu l’orgoglio sì caduto; a Malacoda, Che si lasciò cascar l’uncino a’ piedi: però che alla volontà di Dio nessuno può resistere, E disse alli altri; demoni, Malacoda: Omai; cioè oggimai, non sia feruto; cioè ferito coi graffi Virgilio. E per questo vuole dimostrare l’autore che alcun peccato è, che pur per la grazia avuta nel battesimo si vince; et alcuno che non si vince, se non per special grazia che di nuovo si dia da Dio. E però disse di sopra l’autore che Virgilio non vinse li demoni duri, che li stessono 1 incontro fuori della città Dite; e qui pone che li vincesse. Seguita la seconda lezione.
E il Duca mio ec. Qui si comincia la seconda lezione, nella quale l’autor nostro dimostra il processo del suo cammino, e dividesi questa seconda lezione in sette parti: imperò che prima dimostra l’autore nostro il processo, o vero quel che addivenne a lui dopo il processo, o vero dopo la vittoria de’ demoni avuta da Virgilio, e come Virgilio lo chiamò; nella seconda si contiene com’elli fu schernito da’ demoni, e come Malacoda lo difese, quivi: Io mi accostai ec.; nella terza, come Malacoda insegna loro il processo del cammino, quivi: Poi disse a noi ec.; nella quarta, come Malacoda dà loro compagnia, quivi: Tra’ ti avanti ec.; nella quinta, come Dante temè, quivi: Oimè! Maestro ec.; nella sesta, come Virgilio lo conforta, quivi: Et elli a me ec.; nella settima pone il processo, quivi: Per l’argine sinistro ec. Divisa adunque la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale. Dice così adunque:
Poi che il Duca mio; cioè Virgilio, ebbe convinti li demoni, disse a me Dante: O tu, che siedi tra gli scogli del ponte appiattato, oggimai torna a me sicuramente. E per ch’ io mi mossi, dice Dante, e andai ratto a lui, quelli demoni si feciono tutti avanti sì, ch’io dubitai ch’essi non attenessino 2 il patto: e fa una similitudine che così vide temere li fanti che uscirono già per patto di Caprona, vedendosi