Del ponte quarto venimmo al ponte quinto, parlando altro che la
Comedia mia cantar non cura, e tenavamo 1 il colmo del quinto ponte, quando noi restammo per vedere l’altra fessura di Malebolge; cioè
la quinta, che così si chiamano tutte. E vidila mirabilmente oscura
e quale bolle il verno la tenace pece nell’arzanà 2 de’ Viniziani, per
rimpesciare li legni loro non sani che non possono navicare in
quella vece; cioè in quel modo che sono; et a quello proposito, o
vero esercizio, chi fa suo legno nuovo e chi ristoppa le coste a quel
che più viaggio fece, e chi ribatte la proda e chi la poppa, et altri
fanno remi et altri volgono sarte, e chi rintoppa terzeruolo et artimone; e tal bollia la giù nella quinta bolgia non per fuoco; ma per
divina arte, una pegola spessa che invescava la ripa da ogni parte. E
dice Dante che vedeva bene quella pegola; ma non chi era in essa: e
la vedea in quelle bolle, che il bollore levava, gonfiare e poi risedere;
cioè ritornare in giuso, tutta compressa. E dice che mentre che guardava 3 laggiù fissamente, il suo Duca; cioè Virgilio, dicendo: Guarda,
lo trasse a sè del luogo ove stava prima. Allora dice Dante che si volse
come l’uomo che tarda a vedere quello che li convien fuggire, e cui
subita paura spaventa e toglie il valore, che non indugia il partire
per vedere che cosa è; ma subito fugge. E dice che allora vide di
rietro a loro venire correndo un diavolo nero su per lo scoglio; et
aggiugne le condizioni sue, dicendo: Ahi quanto elli era fiero nell’aspetto, e quanto mi parea acerbo nell’atto, con l’alie aperte, e leggiero sopra i piè! E sopra la spalla sua acuta e superba caricava
uno peccatore con amendue l’anche, e il dimonio tenea con li artigli
suoi delle mani ghermito 4 il nerbo del piè del misero peccatore; e
d’in sul ponte gridò: O Malebranche, ecco uno delli anziani di
santa Sita, mettilo sotto la pegola, ch’io torno per anche a quella
terra che n’è ben fornita, ch’ognuno v’è barattier fuor che Bonturo:
quivi si fa del no sì per li denari. E dice che il gittò là giù, e volsesi
per lo duro scoglio del ponte et andò sì velocemente, che con tanta
fretta non va lo mastino sciolto a seguitare il furo: e quella misera
anima ch’era gittata giuso, s’attuffò nella pegola e tornò su col
volto; ma li demoni ch’erano sotto il ponte gridavano: Qui non si
mostra il vostro Volto Santo, qui si nuota altrimenti che nel Serchio; e però se tu non vogli de’ nostri graffi, non far soperchio sopra
la pegola. Poi l’addentaron con più di cento raffi, e dissono: E’ convien che tu balli coverto sì, che accaffi nascosamente se tu puoi.
Non altrimenti i cuochi fanno attuffare alli vassalli loro la carne
con li uncini in mezzo della caldaia, perchè non galli. Et allora disse
- ↑ C. M. tenevamo
- ↑ C. M. nella tersania delli Veneziani, per impeciare
- ↑ Altrim. - mirava
- ↑ C. M. ingremito