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c a n t o   xxi. 539

73Inanzi che l’uncin vostro mi pigli,
      Traggasi avanti l’un di voi che m’oda,
      E poi d’arroncigliarmi si consigli.
76Tutti gridaron: Vada Malacoda;
      Perchè un si mosse, e li altri stetter fermi,
     E venne a lui, dicendo: Che li approda?
79Credi tu, Malacoda, qui vedermi
      Esser venuto, disse il mio Maestro,
      Sicuro già da tutti i vostri schermi,
82Sanza voler divino e fato destro?
      Lasciame andar: chè nel Cielo è voluto,1
      Ch’io mostri altrui questo cammin silvestro.
85Allor li fu l’orgoglio sì caduto,
      Che si lasciò cascar l’uncino a’ piedi,2
     E disse alli altri: Omai non sia feruto.3
88E il Duca mio a me: O tu, che siedi
      Tra li scogli del ponte quatto quatto,45
      Sicuramente omai a me tu riedi.
91Perch’io mi mossi, et a lui venni ratto;
      E’ diavoli si fecer tutti avanti,
      Sì ch’io temetti ch’ei tenesser patto.
94E così vidi già temer li fanti,
      Ch’uscivan patteggiati di Caprona,6
      Vedendo sè tra nimici cotanti.
97Io m’accostai con tutta la persona
      Lungo il mio Duca, e non torceva li occhi
      Della sembianza lor, ch’era non buona.

  1. v. 83. C. M. Lassami andar:
  2. v. 86. C. M. cader l’uncino
  3. v. 87. Feruto, participio di ferere, acconciato alla seconda coniugazione, come sentuto che si ode tuttora nel popolo. E.
  4. v. 89 Tra li scheggion
  5. v. 89. C. M. guatto, guatto.
  6. v. 95. C. M. Ch’uscitten