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c a n t o   xxi. 537

19Io vedea lei; ma non vedeva in essa1
      Ma che le bolle che il bollor levava,2
      E gonfiar tutta e riseder compressa.3
22Mentr’io là giù fisamente mirava,
      Il Duca mio, dicendo: Guarda, guarda!
      Mi trasse a sè del loco dov’io stava.
25 Allor mi volsi come l’uom che tarda
      Di veder quel, che li convien fuggire,
      E cui paura subita sgagliarda,
28Che per veder non indugia il partire:4
      E vidi dietro a noi un diavol nero,
      Correndo su per lo scoglio venire.
31Ahi quanto elli era nello aspetto fero!
      E quanto mi parea nell’atto acerbo,
      Con l’ale aperte e sopra i piè leggiero!5
34L’omero suo, ch’ era acuto e superbo,
      Carcava un peccator con ambo l’anche,6
      E quei tenea de’ piè ghermito il nerbo.7
37Del nostro ponte, disse: O Malebranche,
      Ecco un degli anzian di santa Zita:
      Mettetel sotto, ch’io torno per anche
40A quella terra, che n’è ben fornita.
      Ognun v’è barattier, fuor che Bonturo:
      Del no, per li denar, vi si fa ita.
43Là giù il buttò; e per lo scoglio duro
      Si volse, e mai non fu mastino sciolto
      Con tanta fretta a seguitar lo furo.

  1. v. 19. C. M. Io vedea ben lei, ma non in essa
  2. v. 20. C. M. E in quelle bolle
  3. v. 21. C. M. Gonfiar tutta e riseder compressa.
  4. v. 28. C. M. Che per fuggir
  5. v. 33. C. M. sovra il piè
  6. v. 35. Non riuscirà ingrata agli studiosi la bella variante del Codice Antaldino - Calcava un peccator; la quale meglio si conviene con la lettura del nostro Butese. E.
  7. v. 36. C. M. del piè ingremito