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i n f e r n o xx. |
[v. 121-130] |
mendu’ li emisperi; emisperio è il mezzo di uno tondo, e però lo cielo
à due emisperi; l’uno sopra il capo nostro, e l’altro di sotto opposito
a questo; e tra l’uno e l’altro è una linea che si chiama orizzonte
la quale termina la nostra vista, che da indi in giù non possiamo
vedere. E però secondo li vari luoghi della terra si fanno alli abitanti vari orizonti, e però vuole significare l’autore che già all’orizonte nostro, per andar giù e per tramontare era la luna; e però
dice: e tocca l’onda; del mare oceano, Sotto Sibilia; questa è una
città denominata da uno fiume che passa per lei, et entra in mare
nella Spagna presso all’ultimo della terra, ove lo mare oceano entra nella terra e fa lo mare mediterraneo, entrando in tra due monti
che l’uno è in Affrica e chiamasi Abila; l’altro è in Europa e chiamasi Calpe. E però dice: sotto Sibilia; cioè più là che Sibilia: imperò
che lo stretto di Sibilia è più in qua che l’ultimo della terra, e
parla qui l’autore a modo de’ volgari che dicono, quando la luna
tramonta, ch’ella va nel mare oceano: però che pare così, quando si
ragguarda lo discendere della luna e del sole, e non è così: però
che tanto va scostata dal mare la luna e il sole, quanto vanno
scostati dalla terra quando sono sopra di noi; ma ingannasi la vista
perchè viene 1 l’occhio nostro in mezzo tra il mare e la luna, come
viene quando è sopra di noi, tra la terra e la luna. Cain e le spine;
per questo intende la luna, parlando a modo de’ volgari che dicono
che Caino sta nella luna, in su uno fascio di spine pungenti, e dicono
che quell’ombra, che si vede nella luna, è l’ombra di Caino. Questi
s’ingannano molto: imperò che Caino è nell’inferno: troppo averebbe 2 buono partito se fosse nella luna. Questo modo di parlare
usano li poeti alcuna volta, onde Boezio dice, nel primo: Vel cur hesperias sydus in undas Casurum rutilo surgat ab ortu. - E pur iernotte fu la Luna tonda; quando tu ti trovasti nella selva, della
quale fu detto di sopra nel principio del libro: Ben ten dee ricordar, che non ti nocque; anzi ti fece pro, dandoti alcuno lume, Alcuna volta per la selva fonda, perchè alcuna volta li dava lume, et alcuna
volta no, secondo i luoghi della selva spessi e radi. E per questo
vuole dimostrare ch’era presso al di’: imperò che quando la luna è
tonda, pena a tramontare infino al di’, e Dante non avea spazio di
stare se non due notti et uno di’, in mezzo tra quelle due notti e
parte d’un altro di’ nello inferno, siccome Cristo stette nel limbo. Et
elli era già stato una notte et avea ancora molto a vedere; e però lo
- ↑ C. M. viene la cosa veduta di pari, e non viene lo nostro occhio mezzo tra il mare
- ↑ Averebbe, naturale piegatura del verbo avere, alla quale oggi da molti è preposta l’altra sincopata avrebbe. Il popolo toscano in generale preferisce le primitive, averò, averete, averemmo e simili. E.