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[v. 115-125] | c o m m e n t o | 533 |
C. XX — v. 115-123. In questi tre ternari l’autor nostro pone che Virgilio, seguitando la sua dimostrazione, li dimostra alquanti nominandoli, e poi molte femmine in generale sanza nominarle, onde dice: Quell’altro, che ne’ fianchi è così poco; era costui spagnolo, e perchè i spagnuoli soleano vestire stretti ne’ fianchi, però dice così, Michele Scotto fu, che veramente Delle magiche frode seppe il gioco; questo Michele fu con lo imperadore Federigo secondo, e fu ancora in Bologna per alcun tempo, e facea spesse volte conviti con li gentili 1 uomini e non apparecchiava niente: se non che comandava a certi spiriti che avea costretti, ch’andassino per la roba, e così recavano di diverse parti le imbandigioni, e quando era a mensa con li valenti uomini, dicea: Questo lesso fu del re di Francia, l’arrosto 2 del re d’Inghilterra, e così dell’altre cose; e però dice che seppe il gioco delle magiche frode; che questo non era se non inganno: imperò che parea forse loro mangiare e non mangiavano, o pareano quelle vivande quel che non erano. Vedi Guido Bonatti; dice Virgilio a Dante. Costui fu da Forlì e stette col conte da Monte Feltro, e stava nel campanile della chiesa maggiore e dicea: Quand’io toccherò la campana, fate montare la gente a cavallo; e quando darò l’altro 3, cavalcate e tornerete con vittoria, e così veniva poi fatto. vedi Asdente; dice Virgilio a Dante, Che avere inteso al cuoio et allo spago Ora vorrebbe; perchè era calzolaio, però dice così; ma tardi si pente, perchè non vale il pentersi nell’altra vita. Questo Asdente fu calzolaio e fu fiorentino, e lassò l’arte delle scarpette e diedesi all’arte dell’augurio; ma ora vorrebbe essere stato calzolaio pur, e non vorrebbe essersi dato a quell’arte; ma quel non volere tardi viene: però che nulla ora vale; e pentesi pone qui per non vuole: imperò che ne’ dannati non può esser pentimento: però che quivi è ostinazione. E però si dee intendere, tardi si pente; cioè tardi vuole non avere voluto, e vorrebbe non volere; ma non può, et imperò è tardi: Quia in inferno nulla est redemptio. - Vedi le triste; cioè femine, ora innominatamente li dimostra le femmine maliose, che lasciaron l’ago; cioè il cucire, La spuo’a; cioè il tessere, e il fuso; cioè il filare che sono loro arti, e fecionsi indovine; che è inlicito e disonesto; Fecer malie; queste femine, con erbe e con imago; cioè con imagini di cera e di terra.
C. XX — v. 124-130. In questi due ternari et uno verso l’autor nostro finge che Virgilio lo solliciti al processo, dicendo: Ma vienne omai; oggi mai 4, tu Dante, dice Virgilio, che già tien il confine D’a-