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i n f e r n o xx. |
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è fatta e che si dee chiamare tragedia: con ciò sia cosa che tratti1
de’ fatti de’ principi, e comincia dalle cose liete e finisce nelle triste
et avverse. Tragedia è poema più nobile che tutti li altri: però che
in alto stilo, e tratta della più alta materia che si possa trattare;
cioè delli idii e de’ re e delli principi, et incomincia da felicità e termina in miseria; et interpetrasi Tragedia, canto di becco: chè come
il becco à dinanzi aspetto di principe per le corna e per la barba,
e dietro è sozzo mostrando le natiche nude, e non avendo con che
coprirle; così la tragedia incomincia dal principio con felicità e poi
termina in miseria; e però tra li altri doni, che si davano a’ recitatori 2 della tragedia, si dava il becco. in alcun loco; cioè nel
secondo libro, ove induce a parlare Sinone greco, dicente così:
Suspensi Euripilum scitatum oracula Phœbi Mittimus, hisque aditis haec tristia dicta reportat. Sanguine
ec. - Ben lo sai tu; Dante,
che l’alta Tragedia lo nomina così, che la sai tutta quanta; ecco
che l’autore si dà lodo di sapere tutto 3 l’Eneida di Virgilio che,
benchè finga che parli Virgilio, le parole sono pur di Dante; onde
molti vorrebbon riprender l’autore che non fece bene ad inducere
Virgilio che lodasse la sua opera e lodasse Dante. Et a questo si
può rispondere che, quando l’uomo parla per la verità e non per
fine di loda, è licito a ciascuno manifestare e dire le sue buone
opere: imperò Boezio nel primo libro della Filosofica Consolazione
dice: Scis me haec et vera perferre, et in nulla unquam mei laude jactasse. Minuit enim quodammodo se probantis conscientiae secretum, quoties ostentando quis factum recipit famae precium. Nella
quale autorità appare che l’uomo non si dee lodare, per avere
pregio di fama; ma per la verità; cioè per manifestare et approvare
la verità ad altrui, e così fa qui l’autor nostro. E per aver notizia
di quello che detto fu di sopra, è da sapere che, quando Agamenon
e Menelao andarono a vendicarsi della rapina d’Elena, donna di
Menelao ch’era stata rapita da Paris figliuolo del re Priamo di
Troia, per vendetta di Ensionia 4 sirocchia del detto re Priamo, rapita alla prima distruzione di Troia da Telamone 5, menarono
seco tutta la Grecia e ragunaronsi in Aulide e menarono seco
Calcanta et Euripilo auguratori, a ciò che predicessono loro ogni
cosa che dovesse avvenire. E quando lo stuolo si venne a muovere ch’erano bene mille navi, aspettarono prima il punto e l’ora
che fosse felice, secondo il detto d’essi auguratori, et allora si tagliò la prima fune con che era legata la nave dell’imperadore.
- ↑ C. M. tragedia perchè tratta de’
- ↑ C. M. a’ retorici della
- ↑ Tutto è qui adoperato a mo’ di ripieno, e però indeclinato. E.
- ↑ C. M. Esiona suore del ditto re
- ↑ C. M. Talamone,