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[v. 100-114] | c o m m e n t o | 531 |
cioè Dante, mai odi Originar; cioè dare origine e principio, la mia terra; cioè Mantova, altrimenti; ch’io t’abbia detto, La verità nulla menzogna frodi; cioè nulla bugia inganni la verità, la quale sta come ti dico.
C. XX — v. 100-105. In questi due ternari l’autor nostro risponde alla conclusione che finge che facesse Virgilio, e ritorna alla materia, dicendo: Et io; cioè Dante dissi, s’intende: Maestro; cioè Virgilio, i tuoi ragionamenti Mi son sì certi; cioè a me Dante, e prendon sì mia fede; cioè vi do tanta fede, Che gli altri; ragionamenti, mi sarien carboni spenti; cioè non mi moverebbono a credere loro, come li carboni spenti non mi moverebbono a credere che quivi fosse il fuoco; e ritornando alla materia dice: Ma dimmi; tu, Virgilio, della gente, che procede; cioè va oltra, Se tu ne vedi alcun degno di nota; cioè che sia degno d’essere notato e nominato in questa mia opera, Che solo a ciò la mia mente rifiede; cioè ferisce e intende solo a quello; altro testo dice risiede; cioè si riposa et intende solo a quello. E ben che detto sia di sopra che Dante finga, che Virgilio li dica le cose che si truovano per la scrittura, non si toglie però che non li dica ancora dell’altre: imperò che ciò che sa la sensualità, sa la ragione; ma non e converso: imperò che molte cose apprende et intende la ragione superiore, che la inferiore, o vero la sensualità, non apprende.
C. XX — v. 106-114. In questi tre ternari l’autor nostro finge che Virgilio li mostrasse Euripilo auguriatore delli Greci, dicendo: Allor mi disse; cioè Virgilio a me Dante, rispondendo a quel ch’io lo avea domandato: Quel, che de la gola Porge la barba in su le spalle brune; e questo appruova la fizione fatta di sopra, che il volto fosse rivolto a dietro, Fu (quando Grecia fu de’ maschi vota; per andare ad assediar Troia, Sì ch’a pena rimaser per le cune; cioè li fanciulli piccolini) Augure: li antichi faceano ogni cosa con augùri, e diede il punto con Calcanta; ecco che dichiara in che modo diede l’augurio; cioè facendo loro sacrifici e facimoli 1, diceano: Ora è buono far vela, et in questo cotale punto è buono muovere lo stuolo: imperò che tornerete con vittoria. Calcanta fu ancora auguriatore 2 e sacerdote di Greci, et insieme con Euripilo fu ad augurare et a dare il punto, In Aulide; cioè in quella isola, ove si ragunò lo stuolo de’ Greci per andare a Troia, a tagliar la prima fune; cioè della nave dello imperador dello esercito. Euripil ebbe nome; costui, dice Virgilio a Dante, e così il canta; cioè nomina, L’alta mia Tragedia; parla Virgilio della sua Eneide. Dice Virgilio che la sua Eneide è alta Tragedia; questo finge Dante per dimostrare che in alto stile 3