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i n f e r n o xx. |
[v. 82-99] |
scritto è di sopra, passando la vergine cruda; cioè Manto la quale
appella cruda, perchè fuggiva consorzio umano; dice vergine, perchè
allora era vergine; ma poi prese marito, et ebbe uno figliuolo ch’ebbe
nome Oeno e poi fu chiamato Prianors 1, Vide terra nel mezzo del pantano; e questo terreno non era piccolo spazio; ma ben grande,
secondo che oggi si vede, Sanza cultura; cioè lavorio, e d’abitanti nuda: però che nullo v’abitava, Lì; cioè in quel luogo ov’era la
terra, in mezzo della palude, per fuggir ogni consorzio umano; cioè
d’ogni compagnia d’uomo, Ristette con suoi servi; ch’erano venuti
con lei da Tebe, a far sue arti; magiche che essa sapea fare, E vissevi; in quel luogo, e lasciò suo corpo vano; cioè voto dell’anima,
perchè quivi morì: allora è lo corpo vano, quando è voto dell’anima. Li uomini poi; cioè dopo la morte di Manto, che intorno erano sparti; abitando per le ville, S’accolsono a quel luogo, che era forte;
ad abitare insieme, Per lo pantan che avea da tutte parti; assegna
la cagione della sua fortezza. Fer la città; quelli uomini, sopra quell’ossa morte; di Manto, E per colei, che il loco prima elesse, Mantova l’appellar sanz’altra sorte; questo dice, perchè li antichi
in nominare la città pigliavano li augùri e gittavauo le sorti; la qual
cosa non feciono coloro, se non che la nominarono Mantova da Manto. Già fur le genti sue dentro; nella città di Mantova, più spesse;
che non sono ora 2: però ch’al tempo di Dante era molto nota 3
la detta città, Prima che la mattia da Casalodi; questo fu uno casato di gentili uomini e conti di Mantova, Da Pinamonte; questi fu
uno cavalieri e conte di Mantova, inganno ricevesse: però che questo
messer Pinamonte ingannò quelli di Casalodi. Onde è da sapere
che anticamente Mantova ebbe molti gentili uomini, tra’ quali erano
li Arinci 4, Marcarii, Casalodi, e Bonacosi 5, e molti altri casati et
antichi cittadini i quali erano sì pari in grandezza, che non si potea
discernere qual fosse il maggiore. Avvenne che uno de’ Bonacosi,
ch’ebbe nome messer Pinamonte, si propose d’essere signore di
Mantova, e però s’accordò con le dette tre case e cacciò della città
ogni uomo ch’avea potenzia che non fosse con loro, e poi s’accordò
coi Casalodi e coi Marcarii e cacciò li Arinci, e poi accordatosi col
popolo cacciò li Casalodi e tutti li loro seguaci, e così rimase la città
molto vota e rimase signore messer Pinamonte co’suoi Bonacosi; e
però dice l’autore: La mattia da Casalodi: imperò che ben furono
matti, vedendo che messer Pinamonte non tenea fede alli altri, non
si doveano fidare di lui. Et ora finge l’autore che Virgilio conchiuda:
Però t’assenno; cioè t’insegno e faccioti savio e cauto, che se tu;
- ↑ C. M. Brianoro
- ↑ C. M. sono avale:
- ↑ C. M. vota
- ↑ C. M. Aranci
- ↑ C. M. Benacosi