Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[v. 52-60] | c o m m e n t o | 527 |
città sopra l’ossa di Manto, e per lei che prima elesse quel luogo la chiamarono Mantova, sanza altra elezione di nome. Et aggiugne che già fu più appopolata che non era allora; cioè innanzi che la mattia di Casa Lodi ricevesse inganno da Pinamonte, però ti fo cauto et avvisato, che se mai tu odi altrimenti originare la mia terra, nulla menzogna frodi la verità. E Dante allora rispose: Maestro, li tuoi ragionamenti mi sono sì certi e prendono sì mia fede, che gli altri mi sarebbono carboni spenti; ma dimmi della gente che procede, se tu ne vedi alcuno degno di nota, che la mia mente s’intende solamente a ciò. Allora Virgilio disse: Quello che della gota porge la barba in su le spalle brune, fu auguriatore quando Grecia fu vota de’ maschi per andare a Troia sì, che appena rimasono i fanciulli per le culle 1, et insieme con Calcante diede il punto a tagliare la prima fune, et ebbe nome Euripilo, e così il canta l’alta mia Tragedia in alcuno luogo: ben lo sai tu, Dante, che la sai tutta quanta. E quell’altro che ne’ fianchi è così poco, fu Michele Scotto che veramente seppe il giuoco delle magiche frode. Vedi Guido Bonatti, dice Virgilio a Dante, vedi Asdente lo qual vorrebbe ora avere inteso al cuoio et allo spago; ma tarde si pente. Vedi ancora le triste femine che lasciarono l’ago, la spuola, e il fuso, e fecionsi indovine e feciono malìe con erbe e con imagini. Ma vienne oggimai 2: imperò che già tiene li confini di amendue li emispèri, e tocca l’onda sotto Sibilia Cain e le spine, e già iernotte fu la luna tonda: ben te ne dee ricordare che non ti nocque 3 alcuna volta per la selva fonda. Et a questo modo mi parlava Virgilio, dice Dante, et andavamo intanto; e qui finisce la sentenzia litterale. Ora è da vedere lo testo con le moralità et allegorie.
C. XX — v. 52-60. In questi tre ternari l’autor nostro finge che Virgilio, continuando la dimostrazione incominciata di sopra, li dimostra una femina ch’ebbe nome Manto, dicendo così: E quella; cioè femina, che ricuopre le mammelle Che tu; cioè Dante, non vedi; perchè sono di là, con le treccie sciolte; e per questi segni dimostra che fosse femina, Et à di là; cioè dal ventre, ogni pilosa pelle; cioè lo pettignone, Manto fu, che cercò; cioè andò errando, per terre molte, Poscia si puose; Manto, là, dove nacqu’io; cioè Virgilio; Onde un poco mi piace; cioè a me Virgilio, che m’ascolte; tu, Dante. Qui fa l’autore una digressione, per dire l’edificazione di Mantova, fingendo che Virgilio ne parli, dicendo: Poscia che il padre suo; cioè di Manto che fu Tiresia, del quale fu detto di sopra, di vita uscìo; cioè morì, E venne serva; cioè fu suddita a Teseo, la città di Baco; cioè Tebe, Questa; cioè Manto, gran tempo per lo mondo gìo. Et è qui da sa-