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524 | i n f e r n o xx. | [v. 40-45] |
fortava per li suoi indovinamenti e per le sue arti che non si dovesse andare a Tebe. E presosi pur d’andarvi, Anfiarao s’appiattò per non andarvi, e li altri cinque re richiesti dal re Adrasto non vi volevano andare, se non andava con loro Anfiarao; onde Argia la moglie di Polinice e figliuola del re Adrasto, andò alla moglie d’Anfiarao che si chiamava Erifile, e tanto la lusingò promettendole di darle lo suo adornamento che portava a collo, ch’ella l’insegnò Anfiarao che s’era appiattato per non andarvi, perch’elli, come indovino delle cose future, sapea e vedea ch’elli vi dovea morire andandovi. E trovato Anfiarao fu costretto di andarvi; e quando fu a Tebe un di’ combattendo in sul suo carro, la terra s’aperse et inghiottilo, e col carro e con tutte l’armi se n’andò nell’inferno. Et allora fu giudicato da Minos ch’elli, ch’era stato indovino, fosse di quelli della quarta bolgia; e questo aggiugne l’autor nostro alla fizione di Stazio, e similmente quel che dissono li Tebani.
C. XX — v. 40-45.1 In questi due ternari l’autor nostro finge che Virgilio li mostri Tiresia, onde dice: Vedi; tu Dante, Tiresia; cioè quello indovino così chiamato, che mutò sembiante; cioè costume, Quando di maschio femina divenne; cioè di maschio fu fatto femina, Cambiandosi le membra tutte quante; cioè quelle che ànno a fare differenzia del sesso: E prima; per questa orazione defettuosa si conviene supplire così: E prima li convenne battere li due serpenti avvolti con la verga ch’avea in mano, che divenisse femina, s’intende, per quello ch’è ito inanzi, e poi ribatter li convenne; cioè un’altra volta battere, Li due serpenti avvolti con la verga; cioè avvolti insieme, come stanno quando sono in amore, Che riavesse le maschili penne; cioè che ritornasse maschio, com’era prima. E per questo è da notare la fizione d’Ovidio, Metamorfosi, che Tiresia il quale fu Tebano, andando un di’ per una selva fuori di Tebe trovò due serpenti insieme, come fanno quando sono in amore, et esso li battè con una verga la quale avea in mano, et allora subitamente si trovò mutato di maschio femina e stette così sette anni, e nell’ottavo anno andando per quella medesima selva, trovò ancora quelli medesimi serpenti avvolti insieme in quello medesimo luogo, onde si pensò che quello che l’avea fatto diventar femina lo farebbe ritornar maschio, e battee questi serpenti ancora con la verga che avea in mano, e fu ritornato maschio. Per la qual cosa essendo poi quistione tra Giove e Giunone qual era maggior diletto nella congiunzione carnale, o del maschio, o della femina, elessono per arbitro Tiresia ch’avea provato l’un e l’altro sesso, et elli diede la senten-
- ↑ C. XX — v. 40-45. Nel Cod. Magl. mancano i due ternari e la relativa lettura del nostro Butese. E.