522 |
i n f e r n o xx. |
[v. 19-30] |
modo piangea, che la mia Scorta; cioè Virgilio, Mi disse; cioè disse a me Dante: Ancor se’ tu delli altri sciocchi; cioè delli altri stolti, che portano compassione alli dannati? Onde aggiugne uno bello notabile, dicendo: Qui; cioè nell’inferno, vive la pietà, quand’è ben morta; cioè non aver pietà delli infernali è esser pietoso: Chi è più scellerato che colui, Che al giudicio di Dio; che è sempre giusto, compassion porta; cioè porta pena e dolore di colui, che giustamente è condannato da Dio? E però qui è da notare che cosa è pietà e compassione, et alcuno dubbio. E prima, pietà, secondo che Ughiccione dice, è virtù per la quale alla patria et a’ benivolenti et a’ congiunti con sangue si dà officio e diligente culto, o vero per la quale noi diventiamo benivoli ai congiunti con sangue. E compassione è dolore dell’altrui pena; e nasce la pietà dalla carità, e dalla pietà nasce compassione e congratulazione, le quali sono contrarie: imperò che, come è detto, compassione è dolore del male del prossimo; e congratulazione è allegrezza del bene del prossimo. E puossi muovere uno dubbio; se alli giustamente condannati si dee avere compassione. E pare che l’autore voglia che no, secondo che dice nel testo, et in contrario pare che sì: imperò che l’uomo dè avere carità in verso lo suo prossimo; e s’elli à carità, li conviene essere lieto del bene, e dolente del male. Dunque si dee avere compassione alli giustamente condannati che ànno male; cioè la pena? A questo dubbio si dee rispondere che non si dee aver compassione a’ giustamente condannati, quanto alla pena: imperò che la pena è buona per ragione di giustizia; ma sì alla miseria: imperò che l’uomo si dee dolere che lo prossimo sia caduto in quella miseria del fallo commesso. Occorre ancora un altro dubbio; cioè come sia pietà non avere pietà, come dice l’autore nel testo quando dice: Qui vive la pietà; quand’è ben morta: imperò che pare essere contradizione. A questo si risponde che la pietà, che è cagione di congratulazione e di compassione, si pone per li suoi effetti secondo che è usanza di retorici di porre alcuna volta l’effetto per la sua cagione, et alcuna volta la cagione per lo suo effetto, per quello colore che si chiama metonimia 1; e così fa qui l’autore, e deesi intendere così. Qui; cioè nelli dannati e per rispetto delli dannati, vive la pietà; cioè la congratulazione della giustizia di Dio, che giustamente dà pena ai dannati, quand’è ben morta; la pietà, cioè la compassione della pena de’ dannati: imperò che due cose contrarie non possono essere in uno suggetto, e però non può uno avere congratu-
- ↑ C. M. si chiama metafora e denominatio in latino, e così. - Il nostro Codice ne dava - metenomia - che abbiamo corretto, secondo la sua greca derivazione. E.