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[v. 19-30] | c o m m e n t o | 521 |
corpo dovere andare inanzi, e vanno addietro, significa lo inganno che fanno agli altri uomini: imperò che mostrano loro di vedere le cose future, e non le veggono; ma alcuna volta viene loro detto il vero per l’ordine delle cose passate; e così ingannono, mostrando che per loro facimoli 1 le dimostrino; et alcuna volta tacciono, alcuna volta piangono acciò che con questo meglio ingannino, o vogliamo dire che sempre tacciono e sempre piangono; tacciono quanto al vero: imperò che sempre mentiscono, e bene che venga lor detto lo vero, quanto a loro mentiscono perchè mostrano di vedere quello che non veggono; e sempre piangono, perchè sempre la coscienzia li rimorde; vanno in circulo, perchè sempre ritornano in quelli medesimi faccimoli 2 et incantamenti o suprestizioni che è movimento circulare; e brevemente sono sette condizioni che sono da notare in questa pena che sono segnate di sopra; cioè tacere, lagrimare, andare al passo, lo rivolgimento del volto, andare a dietro, vedere di dietro, andare in circulazione, che tutte si convengono verisimilmente per pena di sì fatto peccato alli dannati; et allegoricamente sono dimostrate essere dette per quelli del mondo, che vivono in sì fatto peccato.
C. XX — v. 19-30. In questi quattro ternari dimostra l’autor nostro la compassion ch’elli ebbe a sì fatta pena, et induce lo lettore a scusarla, e soggiugne la riprensione di Virgilio, dicendo così: Se Dio ti lasci, Lettor, prender frutto Di tua lezione; cioè che tu la intenda bene e che tu ne diventi migliore, e correggati di sì fatto peccato, se tu se’ impacciato in esso; o che tu te ne guardi se non vi se’, e questo è lo vero frutto della lezione, or pensa per te stesso; quasi dica: Pensa se tu fossi stato a veder questo, avrestiti tu potuto tenere che non piagnessi? Certo no; e così io, Com’io; cioè Dante, potea tener lo viso asciutto; ch’io non piagnessi, Quando la nostra imagine; cioè umana: da presso Vidi sì torta; come fu detto di sopra, che il volto era volto di rietro, e di questo s’avvide quando più s’approssimoe, che il pianto delli occhi; cioè le lagrime che cadeano dalli occhi, Le natiche bagnava per lo fesso; finge l’autore che le lagrime, che cadeano dal volto in sulla concavità delle spalle, entrassono nel canale delle reni, e così andassono giù tra il fesso delle natiche. Certo io; cioè Dante, piangea; per compassione, poggiato ad un de’ rocchi; dice rocchi per mostrare che non erano tagliati per ingegno umano; ma come fa la natura nelli monti, che quivi è uno sasso più eminente e colà un altro, sicchè rocchio tanto è a dire, quanto pezzo informe di legno o di sasso, Del duro scoglio; cioè del ponte, in sul quale era sopra la bolgia, sì; cioè per sì fatto