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c a n t o   xx. 515

73Ivi convien che tutto quanto caschi
      Ciò che in grembo a Benaco star non pò,
      E fassi fiume giù per verdi paschi.
76 Tosto che l’acqua a correr mette co,
      Non più Benaco; ma Mencio si chiama
      Fino a Governo, dove el cade in Po.
79Non molto à corso, che i trova una lama,
      Nella qual si distende, e la impaluda,1
      E suol di state talora esser grama.
82Quindi passando la vergine cruda
     Vide terra nel mezzo del pantano,
      Sanza cultura, e d’abitanti nuda.
85Lì, per fuggir ogni consorzio umano,
      Ristette con suoi servi a far sue arti,2
      E vissevi, e lasciò suo corpo vano.3
88Li uomini poi, che intorno erano sparti,
      S’accolsono a quel luogo, che era forte
      Per lo pantan che avea da tutte parti.
91Fer la città sopra quell’ossa morte,
      E per colei, che il loco prima elesse,4
      Mantova l’appellar sanz’altra sorte.
94Già fur le genti sue dentro più spesse,
      Prima che la mattia da Casalodi,5
      Da Pinamonte inganno ricevesse.
97 Però t’assenno, che se tu mai odi
      Originar la mia terra altrimenti,
      La verità nulla menzogna frodi.

  1. v. 80. C. M. si distende in la paluda,
  2. v. 86. C. M. a far suo’ arti,
  3. v. 87. C. M. E vissevi, e lassiò
  4. v. 92. C. M. che prima il loco elesse,
  5. v. 95. C. M. di Casalodi,