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c a n t o   xx. 513

19Se Dio ti lasci, Lettor, prender frutto
      Di tua lezione, or pensa per te stesso,
      Com’io potea tener lo viso asciutto,1
22Quando la nostra imagine da presso
      Vidi sì torta, che il pianto delli occhi
      Le natiche bagnava per lo fesso.
25Certo io piangea poggiato ad un de’ rocchi
      Del duro scoglio, sì che la mia Scorta
      Mi disse: Ancor se’ tu delli altri sciocchi?
28Qui vive la pietà, quand’ è ben morta:
      Chi è più scellerato che colui,
      Che al giudicio di Dio compassion porta?2
31Drizza la testa, drizza, e vedi a cui3
      S’aperse alli occhi dei Teban, la terra,
      Perch’ei gridavan tutti: Dove rui,
34Anfiarao? perchè lasci la guerra?
      E non restò di ruinare a valle
      Fino a Minos, che ciascheduno afferra.
37Mira, che à fatto petto delle spalle:
      Perchè volle veder troppo davante,
      Diretro guarda, e fa ritroso calle.4
40 Vedi Tiresia, che mutò sembiante,
      Quando di maschio femina divenne,
      Cambiandosi le membra tutte quante:
43E prima e poi ribatter li convenne
      Li due serpenti avvolti con la verga,
      Che riavesse le maschili penne.5

  1. v. 21. C. M. tener il viso
  2. v. 30. C. M. di Dio passion porta?
  3. v. 31. C. M. e vede a
  4. v. 39. C. M. Guarda in dirietro, e fa
  5. [I vv. 40-45 mancano nel Cod. Magliabechiano, come il relativo commento]
Inf. T. I. 33