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500 | i n f e r n o xix. | [v. 46-57] |
colui che uccide altrui per danari, et è comunemente condannato in ogni luogo del mondo a tal pena; cioè trapiantato in terra. E veramente li simoniaci sono simili alli assassini: imperò che, come li simoniaci vendono la grazia; così li assassini vendono lo vincolo dell’amor naturale per danari, quando uccidono li uomini per danari, che, poi ch’è fitto; cioè piantato il capo, Richiama lui; cioè lo frate ancora, e dice che à ancora a dire, perchè la morte cessa; cioè indugia in quel chiamarlo, e mostrar ch’ancora abbia altro a dire. Et el; cioè quel piantato, a cui Dante avea parlato, gridò: Se’ tu già costì ritto; quasi maravigliandosi, e però lo replica ancora: Se’ tu già costì ritto, Bonifazio? Questo Bonifazio fu papa et entrò nel papato con inganno, come detto fu nel terzo canto sopra quella parte Che fece per viltà il gran rifiuto, e regnava nel papato in fra gli altri anni nell’anno mccc; nel quale l’autor finge aver composta e fatta questa opera; e però dice: Di parecchi anni mi mentì lo scritto; cioè quand’io vivea al mondo, lessi del tempo quando tu dovevi esser papa e quanto dovevi durare nel papato, et io compresi che dovevi indugiare a venir qui ancora parecchi anni, sì che lo scritto non mi disse vero. Se’ tu sì tosto di quell’aver sazio; domanda a quel confitto e piantato, credendo che sia papa Bonifazio, s’elli è sì tosto sazio dell’avere della Chiesa, Per lo qual non temesti torre a inganno; cioè con inganno, per avere li tesori 1 della Chiesa, La bella Donna; cioè la Chiesa di Dio: ogni papa è come marito della Chiesa, e la Chiesa è a lui come sposa, e poi da farne strazio; non tenendola, come si convenia; tenendo femmine, e simoneggiando per lasciare a’ figliuoli, i quali dicea essere suoi nipoti? Questo confitto finge Dante che fosse papa Nicolao delli Orsini di Roma, che fu innanzi al detto papa Bonifazio parecchi papi, lo quale Nicolao per fare grande sè, e quelli di casa sua, fu avarissimo, e non intese se non a simoneggiare per aver pecunia, e però finge l’autore ch’elli credesse che Dante fosse papa Bonifazio 2: dovea essere di quelli, perchè tenea simile vita, usando il peccato della simonia al tempo di Dante.
C. XIX — v. 58-66. In questi tre ternari l’autor nostro finge com’elli non intese la risposta del piantato, e come fu ammonito da Virgilio come dovesse rispondere, dicendo: Tal mi fec’io; Dante alla risposta del piantato, quai son color che stanno; e messo in mezzo l’autore la cagione, cioè: Per non intender ciò ch’è lor risposto; questa era la cagione, perchè Dante finge che fosse scornato; e però