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c o m m e n t o |
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tondo; di quelli buchi; et aggiugne una comparazione dicendo: Non mi parean; quei fori, meno ampi, nè maggiori, Che quei, che son nel mio bel San Giovanni; cioè nella chiesa di san Giovanni di Fiorenza,
Fatti per luogo de battezzatori; ecco che dichiara a che sono fatti
quelli tondi, che sono nel San Giovanni di Firenze 1; cioè per li preti
che battezzano che stieno più presso all’acqua del battesimo; L’un delli quali; tondi, ancor non è molti anni; cioè passati, Rupp’io;
cioè Dante, per un che dentro vi annegava; cioè per qualche fanciullo che vi s’era rinchiuso dentro sì, che vi spasimava, o veramente v’annegava perchè v’era acqua, E questo; cioè averlo scritto
qui in questa Comedia, sia suggel; cioè segno, ch’ogni uomo sganni;
che credesse che fosse stato altrimenti. Fuor della bocca a ciascun;
di quelli tondi, soperchiava D’un peccatore i piedi; sì che si vedeano
di fuori, e delle gambe In fino al grosso; sì che si vedeano li piedi e
le gambe infino al polpaccio, e l’altro dentro stava; cioè tutta l’altra
persona era dentro dal buco. Le piante erano a tutti accese intrambe;
cioè ardeano a ciascuno, Per che sì forte guizzavan le giunte; cioè li
nodi, Che spezzate averian ritorte e strambe; cioè le funi che fossono torte che sono più forti che le strambe: però che le strambe non
sono torte, anzi sono intrecciate; et aggiugne una similitudine, dicendo: Qual suol lo fiammeggiar delle cose unte Muoversi pur su per l’estrema buccia: però che le cose unte ardono superficialmente tanto, quanto dura l’untume; Tal era lì da’ calcagni alle punte; cioè così
ardeano 2 quelli peccatori i piedi da’ calcagni alle punte delle dita.
E questo finge l’autore, per conveniente pena a’ dannati litteralmente, mostrando che poi ch’anno levata l’affezione loro dalle cose
celestiali e rivoltala alle ricchezze che sono cose terrene, degna cosa
è che stieno volti sotto sopra. E come sono stati freddi di carità in
verso lo prossimo nella loro affezione, e tutti ardenti ad avarizia,
quivi in vendetta di ciò ardino in continuo foco. E perchè l’affezioni
loro all’avarizia sempre sono state palliate e coperte, quivi stieno
publicate: imperò che dopo la morte si palesono più li peccati altrui,
che inanzi. El 3 guizzare de’ piedi significa litteralmente la pena de
l’incendio e lo rodimento della coscienza; et allegoricamente si può
intendere di quelli del mondo che vivieno 4, o vivono in sì fatto
peccato ch’elli stanno piantati sottosopra quanto all’animo, che non
pensano se non delle cose terrene, e le loro affezioni ardono nel fuoco
dell’avarizia, e sono fitti nella pietra livida; cioè nella durezza odiosa che ànno verso il prossimo, che non ànno carità veruna; ma più
- ↑ C. M. nel San Giovanni a Pisa et a Firenze;
- ↑ C. M. a quelli
- ↑ El per il fu comunissimo a parecchi de’ nostri antichi scrittori. E.
- ↑ C. M. che viveno in sì