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496 | i n f e r n o xix. | [v. 1-30] |
dere ch’elli possa comperare con danari, trovando sue 1 gavillazioni. Et aggiugne: o miseri seguaci; del detto Simone, cioè simoniaci, Che le cose di Dio; cioè le cose sante e spirituali, che di bontate Deono essere spose; cioè deono essere aggiunte alli uomini buoni e virtuosi, come s’aggiugne lo sposo alla sposa, e voi rapaci; cioè simoniaci avari e cupidi, Per oro e per argento adulterate; cioè illicitamente aggiungete alli uomini viziosi, come s’aggiugne la sposa allo adultero, Or convien che per voi; cioè simoniaci, suoni la tromba; cioè la mia Comedia suoni per voi: Però che nella terza bolgia state; cioè perchè siete sotto la terza spezie della fraude, della quale secondo l’ordine della mia Comedia, debbo trattare ora. Già eravamo alla seguente tomba; cioè sommità et altezza, Montati, dello scoglio; che gira sopra la terza bolgia Virgilio et io Dante, in quella parte, Che a punto sopra il mezzo fosso piomba; cioè come mostra lo piombino, quando si cala; o vogliamo intendere, cioè grava come grava il piombo sopra il mezzo della bolgia. E così finisce la sua prima esclamazione; onde è da notare che esclamazione è colore retorico che si chiama in lingua greca apostrofa, e fassi per multe cagioni, come appare in Tullio, e nella poetria novella; ma qui si fa in materia seriosa 2, riprendendo la simonia e li simoniaci.
C. XIX — v. 10-30. In questi sette ternari l’autor nostro esclama prima a Dio; et appresso descrive la bolgia e manifesta la pena sua, dicendo: O somma Sapienzia; cioè o Figliuolo di Dio Padre, ch’è sapienzia di Dio, quanta è l’arte; cioè quanta è la bontà tua, con la quale, dice Boezio nel quarto libro della Filosofica Consolazione, Dio governa ogni cosa, Che mostri in Cielo; tu Figliuolo di Dio, governandolo e disponendolo 3 come cagione seconda a procedere li suoi effetti, in Terra; ove li effetti delle cagioni seconde si producono, e nel mal Mondo; cioè nell’inferno ove sono puniti li mali, E quanto giusto tua Virtù comparte; cioè quanto giustamente la tua Virtù; cioè la tua Bontà, divide ogni cosa, dando ad ogni cosa suo merito e demerito, secondo che richiede la giustizia! E questa esclamazione fa l’autore, per amplificare e lodare la bontà di Dio che à ordinato nell’inferno sì fatta pena a sì fatto peccato, secondo la sua fizione, e nel mondo ancora a tali viziosi, secondo la sua allegoria, Io; cioè Dante, vidi per le coste e per lo fondo; cioè per le ripe e per lo letto della bolgia, Piena la pietra livida di fori; come disse di sopra l’autore, tutte le bolgie sono, secondo la sua fizione, d’uno sasso livido; e così continuando la sua fizione dice di questa, di fori; cioè di buchi, D’un largo tutti; cioè d’una larghezza, e ciascuno era