106Di voi Pastor s’accorse il Vangelista,
107 Quando colei, che siede sopra l’acque
108 Puttaneggiar coi regi a lui fu vista:
109Quella, che con le sette teste nacque,
110 E dalle dieci corna ebbe argomento,
111 Fin che virtute al suo marito piacque.
112Fatto v’avete Idio d’oro e d’argento:
113 E che altro è da voi all’idolatre,1
114 Se non ch’elli uno, e voi n’orate cento?
115Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre,2
116 Non la tua conversion; ma quella dote
117 Che da te prese il primo ricco patre!2
118E mentre io gli cantava cotai note,
119 O ira o coscienzia che il mordesse,
120 Forte spingava con ambo le piote.
121Io credo ben che al mio Duca piacesse,
122 Con sì contente labbie sempre attese3
123 Lo suon delle parole vere espresse.
124Però con ambo le braccia mi prese;
125 E poi che tutto su mi s’ebbe al petto,
126 Rimontò per la via onde discese:
127Nè si stancò d’avermi a sè distretto,
128 Sì men portò sopra il colmo dell’arco,
129 Che dal quarto al quinto argine è tragetto.4
130Quivi soavemente spuose il carco,
131 Soave per lo scoglio sconcio et erto,
132 Che sarebbe alle capre duro varco:
133Indi un altro vallon mi fu scoperto.
- ↑ v. 113. Idolatre; dal singolare idolatra, come in antico si costumava una simile declinazione in parecchi nomi di maschio. E.
- ↑ 2,0 2,1 v. 115. 117. Matre, patre; voci naturali e primitive, nelle quali in processo di tempo, a cagione di maggior dolcezza il t fu cambiato in d. Matteo Spinello disse « venente lo patre », e non dettava in rima. E.
- ↑ v. 122. Con sì contenta labbia
- ↑ v. 129. C. M. è traietto.