49Se le fazion che porti non son false,
50 Venedigo se’ tu Caccianimico;1
51 Ma che ti mena a sì pungenti salse?
52Et elli a me: Mal volentier lo dico;
53 Ma sforzami la tua chiara favella,
54 Che mi fa ricordar del mondo antico.2
55Io fui colui, che la Ghisola bella
56 Condussi a far la voglia del Marchese,
57 Come che suoni la sconcia novella.
58E non pur io qui piango Bolognese;
59 Anzi n’è questo loco tanto pieno,
60 Che tante lingue non sono ora apprese
61A dicer sipa tra Savena e il Reno:3
62 E se di ciò voi fede o testimonio,
63 Recati a mente il nostro avaro seno.
64Così parlando il percosse un demonio
65 Con la sua scuriata, e disse: Via,4
66 Ruffian, qui non son femine da conio.
67Io mi raggiunsi con la Scorta mia:
68 Poscia con pochi passi divenimmo
69 Là dove un scoglio della ripa uscia.5
70Assai leggieramente quel salimmo,
71 E volti a destra su per la sua scheggia,6
72 Da quelle cerchie eterne ci partimmo.
73Quando noi fumo là, dov’el vaneggia7
74 Di sotto, per dar passo alli sferzati,
75 Lo Duca disse: Attendi, e fa che feggia
- ↑ v. 50. C. M. Venetico
- ↑ v. 54. Mi fa sovvenir
- ↑ v. 61. C. M. e Reno:
- ↑ v. 65. C. M. scorriada,
- ↑ v. 69. C. M. Dove uno scoglio
- ↑ v. 71. C. M. sopra la sua scheggia,
- ↑ v. 73. Fumo; voce primitiva e regolare e più prossima alla configurazione latina. E.