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468 i n f e r n o

19In questo luogo, della schiena scossi
      Di Gerion, trovamoci; e il Poeta
      Tenne a sinistra, et io retro mi mossi.
22Alla man destra vidi nuova pieta,
      Nuovi tormenti e nuovi frustatori,
      Di che la prima bolgia era repleta.
25Nel fondo erano nudi i peccatori,
      Dal mezzo in qua ci venian verso il volto:
      Di là con noi; ma con passi maggiori:
28Come i Roman, per l’esercito molto,
      L’anno del Giubileo, su per lo ponte
      Ànno a passar la gente modo colto;
31Che dell’un lato tutti ànno la fronte1
      Verso il castello, e vanno a Santo Pietro,
      Dall’altra sponda vanno verso il monte.
34Di là, di qua, su per lo sasso tetro2
      Vidi demon cornuti con gran ferze,
      Che li battean crudelmente di retro.
37Ahi come facean lor levar le berze
      Alle prime percosse! e già nessuno
      Le seconde aspettava, nè le terze.
40Mentr’io andava, li occhi miei in uno
      Furon scontrati; et io sì tosto dissi:
      Già di veder costui non son digiuno.
43Perciò a figurarlo i piedi affissi;
      E il dolce Duca mio si ristette,3
      Et assentìo che alquanto indietro gissi.
46E quel frustato celar si credette
      Bassando il viso; ma poco li valse,
      Ch’io dissi: O tu, che li occhi a terra gette,

  1. v. 31. C. M. Che dall’un lato
  2. v. 34 C. M. Di qua, di là
  3. v. 44. C. M. E il dolce Duca mio sì si ristette,