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c o m m e n t o |
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fiume; e però aggiugne: Far sotto noi un orribile scroscio; cioè suono di cadimento d’acqua pauroso, Per che; cioè per lo quale suono, con li occhi in giù la testa sporgo; cioè con li occhi chinati in giuso feci la testa in fuori a guardare di sotto. Allor fu’ io; Dante, più timido; che prima, allo scoscio; cioè al cadere, perchè l’uomo si scoscia; cioè che più teme di cadere che prima; perchè vide quanto era lo cadimento 1, e per questo significa ch’elli temette d’abbandonare la materia dell’astuzia per la sua profondità e per li grandi mali che ne seguitano, però aggiugne: Però ch’io; Dante descendendo, secondo la lettera, vidi fuochi; in che si puniscono le spezie della astuzia, e senti’ pianti; di coloro che sono puniti; e secondo l’allegorico intelletto, perch’elli vide 2 li mali; cioè l’arsione, li pianti e li dolori che induce l’astuzia contra chi ella s’usa e in chi l’usa; Per ch’io tremando; per la paura delle dette cose, tutto mi raccoscio; cioè tutto mi ristringo e riserro le cosce alla fiera, temendo d’abbandonare la materia presa a considerare, per trattare d’essa. Altrim: tutto mi riscoscio; cioè mi sferro 3 colle cosce di sulla fiera; cioè sferro la materia presa a considerare, per trattare d’essa. E vidi poi; ragguardai, che nol vedea davanti; ch’io ragguardassi e ch’io sentissi le predette cose, Lo scendere e il girar; della fiera; cioè per li gradi in discenso e per le compagne da lato in circulo, per li gran mali, Che s’appressavan da diversi canti; dove la fiera si girava; cioè ove discorrea il mio pensiere.
C. XVII — v. 127-136. In questi tre ternari et un verso l’autor nostro finge con una similitudine, come Gerione li posò giuso al fondo dell’ottavo cerchio, dicendo: Come il falcon, che stato assai su l’ali; cioè in aere volgendo e rotando 4, Che sanza veder logoro; cioè lo richiamo ch’è fatto di cuoio e di penne a modo di una alia, con che lo falconiere il suole richiamare, girandolo tuttavia e gridando; e questo fa quando non à preso preda, o l’uccello; questo dice, quando à preso preda che il falconieri li mostra lo fagiano o altro uccello che sia, e con esso lo richiama; e perchè discende, come dirà di sotto, sanza essere richiamato, Fa dire al falconieri; quando vede questo: O me tu cali; quasi dica: Io mi dolgo che tu cali; questo non è sanza cagione, o d’infermità o di stanchezza 5, o desdegno; per le quali cose si guasta 6 il falcone, e l’uccellatore niente piglia poi quel di’, Discende lasso; cioè stanco lo falcone, onde si muove snello; cioè a quel luogo, donde s’era prima mosso gagliardo, Per cento rote; discende lo falcone, e da lungi si pone; lo falcone, Dal suo maestro;
- ↑ C. M. era lo precipizio,
- ↑ C. M. vidde col pensieri li mali;
- ↑ C. M. mi fermo colle cosce
- ↑ C. M. e roteando,
- ↑ C. M. di stanchità, o di disdegno;
- ↑ C. M. cose seguita il falcone