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[v. 85-93] | c o m m e n t o | 459 |
trebb’essere che apprendendo la sensualità le condizioni dell’astuzia, la quale di prima faccia 1 mostra apparenzia di bene, poi mostra callidità che pare una bella prudenzia, che l’uomo s’inducerebbe a volerla operare, se la ragione non contradicesse. Et allora lo fine potrebbe fare male al fraudulento, ponendo offensione prima nell’anima come pone lo peccato e il vizio, et ancora nel corpo come spesse volte li fraudolenti sono puniti nel mondo: pone ancora offensione nell’animo 2, quando dà pensieri e tormento all’animo di coprire sì li loro inganni, che non si scuoprano; et al corpo, vegghie et operazione faticose, perchè lo inganno abbi effetto: et a tutto questo rimedia la ragione, se la volontà le vuole credere.
C. XVII — v. 85-93. In questi tre ternari l’autor nostro finge ch’avesse gran paura alle parole di Virgilio, e come montò in sulla fiera, dicendo: Quale è colui; fa qui una similitudine, mostrando la sua paura da sè a colui, a cui entra la quartana, dicendo: Quale; cioè chente, è colui che s’appressa al riprezzo; cioè allo scarizo 3, Della quartana; cioè della febre che viene di quattro in quattro dì, che à già l’unghie smorte; per lo freddo che viene, E trema tutto, pur guardando il rezzo; perchè tali stanno volentieri al sole, e vedendo il rezzo tremano per la paura del freddo; Tal divenn’io; cioè Dante; cioè così tremoroso, vedendo la fiera et udendo le parole di Virgilio; e però dice: alle parole porte; a me Dante da Virgilio; cioè ch’io montassi in su la fiera. Ma vergogna mi fer le sue minaccie; cioè di Virgilio, Che innanzi a buon signor fan servo forte. Sopra questo è da notare che minacce fossono quelle di Virgilio; e convenientemente possiamo pensare che dicesse: Se tu non monti, io me n’andrò e lascerotti qui: imperò che, se la sensualità di Dante non avesse seguita 4 con lo scrivere la considerazione e discrezione della materia, l’opera sarebbe rimasa qui. Appresso è qui uno bello notabile; cioè che come li signori sono differenti, che quali sono ragionevoli e buoni, e quali sono bestiali e rei; così le minacce loro fanno nelli servi diversi effetti: imperò che le minaccie del signor bestiale e rio spauriscono lo servo, onde intremisce 5 e perde lo vigore: imperò che il servo immagina quel che tale signor dopo le minaccie è usato di fare, et impaurisce; ma le minaccie del ragionevole e buon signore fanno vergognare il servo, onde riconosce subito l’errore e diventa forte: imperò che immagina l’usanza del suo buon