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[v. 52-63] | c o m m e n t o | 455 |
gezza 1, esercizio della industria. Nella usura si fa violenzia alla natura: imperò che la natura à dato all’uomo carità mutua, l’uno inverso l’altro, e l’usuriere la caccia da sè: appresso vuole l’usurieri che danaio faccia danaio, che la natura nol patisce, nè ancora l’arte; e perciò l’usura violenta la natura e l’arte. E però allegoricamente l’autor finse le pene dette di sopra; prima, che sedeano, a denotare la negligenzia delli usurieri, che per non esercitarsi prestano ad usura; appresso che aveano arsura di sotto e di sopra, a denotare l’avarizia e la cupidità delli usurieri; e che stavano tristi, a denotare la tristizia dell’animo; ch’erano nudi, a denotare l’odio e la loro infamia; e come con le mani sono stati operati a rivolgere le carte delli loro libri e ritrovare li tempi, così si dimostri per lo arrostare l’arsura con le mani. E queste cose si verificano in quelli che sono nel mondo; e queste cose finse convenientemente ancora in vendetta del vizio dovere essere nell’altro mondo: imperò che chi è stato freddo verso lo prossimo, degna cosa è che stia nel fuoco; e chi è stato negligente, s’eserciti di là, e però finse l’autore si fatti tormenti che tutti si possono attare per chi fia a ciò industrioso.
C. XVII — v. 52-63. In questi quattro ternari l’autor nostro come ebbe notizia d’alquanti di quelli usurieri, così dicendo: Poi che nel viso a certi li occhi porsi; io Dante, Nel quale; viso, il doloroso fuoco casca; dice doloroso, perchè fa dolore, Non ne conobbi alcun; io Dante di coloro, perchè il viso era abruziato 2 onde si piglia la conoscenzia; e questo finge per mostrare che l’usura fa l’uomo infame et odioso: e così ove trattò di sopra delli avari e delli prodigi non ne nominò alcuno, e così finge qui di non nominarli, se non per fizione poetica; ma io m’accorsi; cioè io Dante, Che dal collo a ciascun; di quelli usurieri, pendea una tasca; questo finge, per mostrare che la loro intenzione sempre fu alla pecunia, Ch’avea certo colore e certo segno; e da questo colore e segno finse essere la loro cognizione, perchè per niun’altra cosa sono conosciuti, se non per li danari co’ quali usureggiano, E quindi par che il loro occhio si pasca; cioè di quella tasca, perchè non ànno mai altro desiderio che di danari. E com’io; Dante, riguardando tra lor vegno; cioè tra quelli usurieri, In una borsa gialla vidi azzurro; io Dante, Che di un leone avea faccia e contegno; cioè vidi uno leone tutto azzurro in uno campo giallo; e 3 questo dimostra l’autore la casa del Gianfigliazzi che fa un leone azzurro in campo d’oro; et intende che colui fosse de’ Gian-
- ↑ Larghezza è nel Cod. M. e può stare eziandio largezza, perchè Dante stesso ci fornisce esempi del fognare l’h in talune parole venute dal latino. Nel Purg. xxv v. 36. à - sanator delle tue piage. E non dicesi indifferentemente borghese e borgese? E.
- ↑ C. M. abbrugiato
- ↑ C. M. e per questo mostra l’autore la casa de’ Gianfilliacci