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i n f e r n o xvii. |
[v. 28-42] |
che cadea di sopra. E questa fizione fa l’autore principalmente, per fare verisimile la sua fizione: imperò che non era verisimile che andasse altrimenti, poi ch’era venuto attraversando lo terzo girone del vii cerchio, in su l’argine destro del fiume infino all’orlo, volendo andare alla fiera, che s’era posta in su l’orlo sopra detto dal lato loro: però che verso man manca non sarebbono potuti andare: chè v’era lo fiume in mezzo. Appresso finge questo moralmente per mostrare che la intenzione sua è diritta: imperò che, benchè andasse alla fiera, non andava per contaminarsi da essa, nè per mostrare le sue pene: però che avrebbe fatta la sua fizione d’essere ito verso man manca, come à fatto nelli altri peccati; ma per deliberare dell’ordine di quelle spezie, come d’esse dovesse trattare. Li dieci passi, che finge che facessono innanzi che pervenissono a lei, significano le dieci specie dell’astuzia, delle quali tratterà sussequentemente, o vero successivamente, nell’viii cerchio, come mosterrà nel seguente canto, ove distingue l’ottavo cerchio in x bolge, come sono x 1 gradi. Andò la mente di Dante discorrendo, innanzi che avesse conoscimento pieno dell’astuzia, che si dovea punire nell’viii cerchio. E quando noi; cioè Virgilio et io Dante, a lei venuti semo; cioè alla detta fiera, Poco più oltre veggio in su la rena; da la detta fiera in verso man ritta, come erano iti, Gente seder propinqua al luogo scemo; cioè all’orlo detto di sopra. Questi sono li caorsini; cioè li usurieri li quali finge che sieno puniti nel terzo girone del vii cerchio insieme con li soddomiti, perchè fanno violenzia alla natura; ma finge che sieno puniti sedendo, e li soddomiti andando, perchè è più grave, come fu detto di sopra, perchè fanno forza alla natura et all’arte; e li soddomiti pur alla natura. Et ancora per altra cagione, come si dirà di sotto. Quivi il Maestro; cioè Virgilio mi disse, s’intende: A ciò che tutta piena Esperienzia d’esto giron; cioè iii del vii cerchio, porti; tu Dante, Mi disse; a me Dante Virgilio, or va, e vedi la lor mena; cioè condizione: e questo dice, perchè de’ caorsini, dei quali finge che si puniscano in quel cerchio, non avea ancor fatto menzione. Li tuoi ragionamenti sien là corti. Qui l’ammonisce Virgilio che parli brieve; e comanda Virgilio, che significa la ragione, a Dante che significa la sensualità, che vada a’ caorsini per veder la loro condizione: imperò che a considerare sì fatto peccato e la pena rispondente ad esso, basta solo 2 la sensualità: imperò che sensibilmente si conosce che il danaio non può fare il danaio, e che chi è inviluppato 3 in ciò, sta sempre nell’arsura dell’avere a sedere, perchè v’è fermato dentro; con la tasca al collo perchè sempre l’usurieri
- ↑ C. M. dieci gradi, l’uno più grave che l’altro; per li quali gradi andò
- ↑ C. M. vasta solo la sensitiva:
- ↑ C. M. è implicato in ciò,