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[v. 19-42] | c o m m e n t o | 451 |
navìgi 1, che si tirano mezzi in terra, e l’altra mezza in acqua quando non si navica; e però dice, Che parte stanno in acqua e parte in terra; come è detto, E come là tra li Tedeschi e i Lurchi 2; ora pone l’altra comparazione; cioè nella Magna tra queste due gente corre lo Danubio, che è uno grande fiume ove entrano 60 fiumi navigabili: questo Danubio esce dell’Alpi del monte Apennino, et entra nel mare della Tana con sette bocche, Lo bivero; cioè la lontra maschio, s’assetta a far sua guerra; alli pesci che sono nel fiume: questo animale è molto vago de’ pesci, e però sta nella riva del Danubio, e mette la coda, che l’à molto grossa, nell’acqua; e perchè l’à molto grassa, per li pori esce l’untume e il grasso sì, che l’acqua diventa unta come d’olio, onde i pesci vi traggono et elli si volge a pigliare quelli che vuole. Così la fiera pessima; detta di sopra, si stava Sull’orlo, che di pietra il sabbion serra; cioè cigne d’intorno il terzo girone del vii cerchio, ch’è renoso come detto è. Nel vano; cioè nell’aere, tutta sua coda; cioè di quella fiera, guizzava, Torcendo in su la velenosa forca; e per questo mostra che avesse la coda biforcuta, Che a guisa di scorpion la punta armava. Questo significa lo fine dell’astuzia, che nuoce al prossimo così all’oggetto, come al suggetto, intendendo il suggetto per colui in cui è, e l’oggetto per colui contra il quale s’aopera; e però finge che la coda sia biforcata: et ancora si può intendere, perchè lo fine dell’astuzia nuoce o alla anima, o al corpo, o all’uno et all’altro. Finge che guizzava nel vano: però che sempre in cose vane s’aopera, come sono li beni mondani.
C. XVII — v. 28-42. In questi cinque ternari l’autor nostro finge come Virgilio li predice la via che si dee tenere, e come lo manda a vedere i caorsini, de’ quali non avea ancor trattato, dicendo così: Lo Duca; cioè Virgilio, disse; a me Dante: Or convien che si torca La nostra via; questo dice: però che fino a quivi tuttavia avean girato inverso mano manca, benchè alcuna volta avessono attraversato li cerchi come ora, et al presente andavano in verso man ritta, e la cagione della fizione è stata assegnata di sopra, e così l’assegneremo qui, un poco, infino a quella Bestia malvagia che colà si corca; cioè infino all’astuzia ch’era venuta, come detto è di sopra. Però scendemmo alla destra mammella; cioè in ver man ritta, E dieci passi femmo in su l’estremo; cioè dell’orlo del cerchio vii il quale era di pietra, come detto fu di sopra, Per ben cessar la rena; calda che s’accendea per le fiamme che pioveano, e la fiammella;