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448 | i n f e r n o xvii. | [v. 1-18] |
vicino messer Vitaliano sederà qui dal mio lato manco; e sappi ch’io sono padovano e questi sono fiorentini, e spesse volte gridano et intuonammi li orecchi, dicendo: Quando verrà lo cavaliere sovrano, che recherà la tasca con tre becchi? E poi distorse 1 la bocca e trassi 2 fuori la lingua, come il bue quando si lecca lo naso; e qui finisce la sentenzia litterale. Ora è da vedere il testo con l’allegorie e moralitadi.
C. XVII — v. 1-18. In questi sei ternari induce prima l’autor nostro Virgilio a favellare, dimostrando la fiera detta di sopra, e descrivendo le sue condizioni; appresso finge Dante chente era, quanto all’imagine corporale, dicendo: Ecco la fiera; dimostra Virgilio a Dante quella fiera, che veniva per l’aere notando in su, con la coda aguzza; cioè appuntata, Che passa i monti; cioè che avanza ogni grandezza e grossezza penetrando, e rompe i muri e l’armi; cioè ogni defension vince: imperò che non è potenzia, nè defensione mondana che contra lei basti; e per queste tre cose possiamo intendere tre stati d’uomini; cioè li principi e li signori, per li monti; li mezzani, per le mura; e li minori, per l’arme; et aggiugne: Questa è colei, che tutto il mondo appuzza; cioè corrompe e brutta di peccati, come apparirà di sotto, quando si tratterà delle sue spezie. Sì cominciò lo mio Duca; cioè Virgilio, a parlarmi; come detto è, Et accennolle; cioè Virgilio a quella fiera fece cenno, che venisse a proda; del cerchio vii, e però dice: Vicina al fin de’ passeggiati marmi; cioè prossimana alla fine dell’argine del fiume ch’era di pietra, sul quale aveano attraversato lo cerchio vii: E quella sozza 3 imagine di froda; quivi l’autor nostro parla e nominala froda, onde è palese quello che intese per questa fiera. Et è qui da notare che froda si può considerare in generale e speciale: qui si piglia in generale; ma per non equivocare è meglio che si dica che l’autore la chiama qui froda, perchè li viene bene alla rima sua; et intende per la froda sia astuzia, et è astuzia simulamento di prudenzia: imperò che la prudenzia è virtù intellettuale, dirizzante l’uomo alle virtù morali, e comandante alle virtù intellettuali; et àe a riprimere e cacciare la stultizia e moderare l’astuzia: imperò che stoltia 4 è precipitamento in mal fine con mali mezzi semplicemente; et astuzia è discorrimento o vero intendimento in mal fine con mali mezzi; ma con simulazione o apparenzia di bene, la quale simulazione o sta ne’
- ↑ C. M. discorse
- ↑ Nel Cod. M. sta - trasse; ma noi abbiamo ritenuto, trassi, perchè talora la terza singolare del perfetto nella seconda coniugazione acconciavasi alla forma latina. Da dixit, traxit venne dissi, trassi. Presso Francesco da Barberino leggesi: dissimi uno cavaliere. E.
- ↑ Qui il significato di sozza è brutta, deforme. E.
- ↑ C. M. stoltizia