46S’io fossi stato dal fuoco coperto,
47 Gittato mi sarei tra lor di sotto,
48 E credo, che il Dottor l’avria sofferto;
49Ma perch’io mi sarei bruciato e cotto,
50 Vinse paura la mia buona voglia,1
51 Che di lor abbracciar mi facea ghiotto.
52Poi cominciai: Non dispetto; ma doglia
53 La vostra condizion dentro m’affisse2
54 Tanto, che tardi tutta si dispoglia,
55Tosto che questo mio Signor mi disse
56 Parole, per le quali io mi pensai,
57 Che quai voi siete, tal gente venisse.3
58Di vostra terra sono, e sempre mai
59 L’opre di voi e li onorati nomi4
60 Con affezion ritrassi et ascoltai.
61Lascio lo fele, e vo per dolci pomi
62 Promessi a me per lo verace Duca;
63 Ma fino al centro pria convien ch’io tomi.
64Se lungamente l’anima conduca
65 Le membra tue, rispose quelli allora,
66 E se la fama tua dopo te luca,5
67Cortesia e valor, dì, se dimora
68 Nella nostra città, sì come sole,
60 O se del tutto se n’è gita fuora?
70Chè Guiglielmo Borsiere, il qual si dole
71 Con noi per poco, e va là coi compagni,
72 Assai ne cruccia con le sue parole.
- ↑ v. 50. C. M. la buona mia voglia,
- ↑ v. 53. C. M. mi fisse
- ↑ v. 57. C. M. Che qual
- ↑ v. 59. C. M. L’opra di voi
- ↑ v. 66. C. M. di po’ te luca,